[MISTERI] IL CANARO DELLA MAGLIANA

 



MOSTRI NELLA MENTE



Qualche volta il mistero di una storia atroce si nasconde nelle motivazioni che spingono qualcuno a comportarsi in un modo che non corrisponde ai canoni che siamo abituati a definire normali, quei comportamenti che ci permettono di vivere gli uni accanto agli altri mantenendo un certo tipo di controllo sulle nostre emozioni ed azioni.

Talvolta, però, nella mente di alcune persone si celano dei labirinti all’interno dei quali si trovano pozzi e se capita di perdersi tra i vari bivi, e ci si cade dentro, non è sempre facile uscirne e quasi mai, qualora ci si riesca, si rimane gli stessi di prima. In questi pozzi vivono mostri che non dovrebbero mai essere risvegliati o anche solo intravisti, mostri che bisbigliano frasi oscene, che danno suggerimenti malvagi e che spesso riescono a sostituirsi alle persone. Il mistero, in questo caso è chi ha messo lì quei mostri o, in senso più costruttivo, cosa li ha generati.

Il 19 febbraio del 1988 alcuni passanti che si trovavano nei pressi della discarica di via Belluzzo, nel quartiere Portuense di Roma, notano un sacco della spazzatura dal quale esce del fumo. Supponendo dalla forma che si trattasse di un corpo umano avvisano le autorità che, arrivate sul posto, confermano i timori dei poveri scopritori: si tratta del cadavere di un uomo orrendamente mutilato e parzialmente bruciato. Dall’autopsia emergeranno i particolari più agghiaccianti: la vittima ha diverse dita delle mani amputate così come sono amputati i genitali, questi si trovano inseriti a forza in bocca al posto della lingua asportata, un dito si trova infilato nel retto. Il volto è stato stravolto da traumi violenti che ne rendono impossibile il riconoscimento, il cranio è spaccato malamente sulla fronte.

Il luogo del ritrovamento, una discarica in una zona degradata, e le condizioni del cadavere fanno subito pensare a un’esecuzione di tipo mafioso.

Quelli sono bruttissimi anni per Roma. La città mostra le ferite inflitte dall’attività del feroce Lallo lo zoppo, uno dei più feroci criminali della capitale, del clan dei Marsigliesi e si sta affermando sempre di più la criminalità organizzata a causa dei ragazzi della banda della Magliana con i loro agganci con la Mafia, la criminalità straniera e i Servizi Segreti deviati.




Giancarlo Rizzi, questo il nome del cadavere ritrovato nella discarica, riconosciuto dalle impronte digitali, era un modesto criminale di periferia, del quartiere Magliana. Cocainomane, guascone e prepotente, Rizzi era conosciuto come Er Pugile per i suoi modi particolarmente maneschi. Non è nuovo a rapporti con la malavita organizzata visto che qualche anno prima era stato gambizzato da una banda per questioni di spaccio di droga. Rizzi è uno che si prende quello che vuole quando lo vuole e da chi vuole, con le buone o con le cattive, ma quasi sempre con le cattive. Non stupisce di averlo trovato morto ammazzato, ma è la ferocia con cui chi ha commesso l’atto gli si è accanito contro a destare non poche preoccupazioni negli inquirenti. Dagli interrogatori ai genitori viene comunque fuori la frequentazione con tale Fabio Beltrano, un tossicodipendente della Magliana che Rizzi si portava occasionalmente in giro durante le sue malefatte. Beltrano, che nel quartiere è conosciuto come Er Tossico, dichiara di essere stato insieme a Rizzi la mattina prima, ma di averlo accompagnato in un negozio in via della Magliana 353L e di averlo visto l’ultima volta lì.
Ora, Rizzi è un criminale e nonostante la disperazione dei genitori, gli inquirenti cercano di chiudere il caso al più presto così si recano all’indirizzo fornito da Beltrano per verificare i fatti.

Si trovano davanti una negozio di tolettatura per cani gestito da Pietro De Negri conosciuto come Er Canaro, un uomo esile, impacciato e che parla con un tono di voce incerto. Questi conferma la versione dei fatti degli inquirenti, ma c’è qualcosa che all’occhio di un poliziotto esperto non può sfuggire. De Negri è nervoso e il locale è un misto di estrema pulizia in alcuni punti e di terribile disordine in altri: come se fosse stato pulito da poco. Inoltre, incalzato dalle domande, Er Canaro si contraddice più volte e non risponde ad alcune domande ragion per cui viene tratto in arresto.




Nell’interrogatorio, lungo parecchie ore, De Negri nega ripetutamente il coinvolgimento nella tortura e nell’omicidio di Rizzi finché uno dei poliziotti non ha un’idea brillante: mettere in dubbio la virilità del sospettato. Di fronte alla provocazione Er Canaro passa a un tono di voce più basso, più profondo e misurato e racconta per filo e per segno il suo piano terribile dal rapimento di Rizzi fino alla tortura e l’uccisione confessando ogni sorta di atrocità commessa e riscontrata sul cadavere. Incarcerato con le accuse di omicidio e tortura passerà in carcere poco più di un anno poiché una perizia psichiatrica dimostrerà l’incapacità di intendere e di volere a causa di un eccessivo consumo di droga. Quindi Er Canaro, il mingherlino tolettatore di cani, si è inventato tutto?

Stabilità la sua non pericolosità sociale De Negri torna libero il 12 maggio del 1989.




La sua condotta da uomo libero però è tutt’altro che esemplare: Er Canaro si sente una celebrità, crede di essere un uomo di potere e di aver acquisito questo status grazie a quello che ha fatto a Rizzi. Si vanta delle cose che ha fatto e promette di rifarlo a chiunque non lo rispetti. Non passerà molto prima che per evitare un linciaggio, che in un quartiere com’era la Magliana degli anni ’80-’90 avrebbe portato a un'altro cadavere, De Negri sia di nuovo tradotto in carcere.

Nel frattempo dal verbale dell’autopsia del Ricci emerge uno scenario strano: Er Pugile è morto per il colpo che gli ha fracassato il cranio e molto probabilmente ci ha messo una mezz’oretta a spirare in stato di semi-incoscienza quindi tutte le torture sono state inflitte al suo cadavere. Inoltre, sempre secondo il medico legale, il tutto non può che essere durato lo spazio di un’ora e mezzo, due ore al massimo e non le oltre 7 ore che afferma Er Canaro. Costui ha sicuramente operato in stato psichico fortemente compromesso dall’uso costante e abbondante di cocaina che gli ha confuso parecchio le idee.

Stavolta Pietro De Negri si becca una perizia psichiatrica più pesante e una condanna a 24 anni di reclusione, pena scontata per un totale di 16 anni e commutata in stato di libertà vigilata con numerose restrizioni dall’ottobre del 2005.

Perché vantarsi di aver commesso una tortura così spietata? Può bastare l’abuso di cocaina a spiegarlo?

Per saperlo, forse, bisogna dare un’occhio al rapporto che lega Pietro De Negri con Giancarlo Ricci.

Er Pugile e Er Canaro hanno una rapporto molto particolare fatto di sfruttamento del primo nei confronti del secondo e di ammirazione malata nel senso inverso. De Negri è una persona mite e sottomessa ma anche un criminale di seconda fascia, possiamo dire, che sgomita per venire a galla e realizzarsi: Rizzi è la boa a cui si può aggrappare. Quest’ultimo, però, vede l’altro più come un animaletto domestico da torturare e sfruttare a suo piacimento e per suo tornaconto. Oltre alla bottega di tolettatura, De Negri è noto per essere un piccolo spacciatore di cocaina e usa il negozio come base. Rizzi frequenta spesso la bottega per farsi regalare o estorcere droga al mite proprietario e talvolta per organizzare dei piccoli furtarelli insieme. Proprio in occasione di uno di questi colpi, portato a termine qualche anno prima dell’omicidio, i due realizzano un buon guadagno ma De Negri viene beccato e si fa dieci mesi di carcere senza tradire l’amico. Uscito dal carcere cerca subito di ottenere la sua parte di bottino e invece riceve un sacco di botte.

Un altro fatto determinante è il furto dello stereo. Un giorno Rizzi entra nel negozio di De Negri e si porta via lo stereo nonostante le proteste del proprietario che, per tutta risposta, riceve anche qualche sonoro schiaffone. Di lì a poco la rabbia del mite crescerà fino a non poter più essere controllata. Secondo la ricostruzione dei fatti qualche tempo dopo Er Canaro propone al Pugile un affare: lui deve ricevere in bottega un picciotto da cui comprare della cocaina allora propone all’energumeno di nascondersi sotto il bancone per poi rapinare il criminale. Rizzi, a questo punto, deve aver pensato di poter prendere due piccioni con una fava, accaparrarsi droga e soldi senza dividerli con quell’eterno perdente di De Negri.

L’affare si fa, nel giorno stabilito Rizzi arriva in bottega prima di mezzogiorno e De Negri lo fa entrare in una gabbia sotto al bancone. Gabbia da cui non uscirà vivo. A questo punto De Negri liquida Fabio Beltrano con una scusa e si dedica alla tortura di Rizzi. Curiosamente per coprire le urla dell’altro mette al massimo il volume dello stereo nuovo fiammante che ha dovuto comprare dopo che l’altro gli era stato sottratto proprio da Rizzi.

Alterato dalla cocaina De Negri deve aver escogitato tutto il piano in poco tempo visto che tutti i suoi movimenti sono stati tanto avventati da poter essere scoperto facilmente. Dal sequestro di Rizzi alla tortura avvenute alla luce del giorno e in un quartiere popolare al trasporto del cadavere nottetempo senza alcuna precauzione, perfino all'abbandono dello stesso in una discarica molto frequentata in modo che fosse ritrovato.

Quella del Canaro della Magliana è una storia a due facce. Da un lato c’è il tema delle periferie delle grandi città in cui vivono persone escluse dal benessere e dimenticate dalla società. Persone che imparano presto ad ascoltare le voci suadenti dei mostri che albergano nelle loro menti. Dall’altro c’è il tema biblico della rabbia del mite, la discesa verso una furia cieca da parte di una persona di solito sottomessa nei confronti di chi gli infierisce un sopruso dietro l’altro, in questo senso contesto sociale e livello culturale fanno il resto.



E per ora è tutto gente, ci vediamo sabato prossimo con il prossimo episodio.

Buona vita

Commenti

  1. Che figo!!!
    E vai...questo è pane per i miei denti😂
    Poi leggo con calma.
    Dogman

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  2. Storia uscita di nuovo alla ribalta grazie ai due film quasi coetanei.
    Comunque, è la fine che fanno i prepotenti e gli scorretti. C'è poco altro da aggiungere.
    Tutti perdenti in questa storia.

    Moz-

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    1. Perde soprattutto la società in storie come questa

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  3. Conoscevo per sommi capi la storia. Poi ho visto Dogman, e per curiosità mi sono andato a informare meglio. Una storia in cui si mescolano un po' ruoli e condizioni... vittima, carnefice, psicopatia, lucidità. Tanta roba.

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