[MISTERI] GENIE, LA BAMBINA PRIGIONIERA



 UNA STORIA AGGHIACCIANTE



Questa non è una rubrica facile da scrivere perché si parla di fatti che spesso coinvolgono l’aspetto più emotivo e sensibile della persona e documentarsi per trasformare una storia in un post con il giusto ritmo e le giuste informazioni spesso è un supplizio emotivo.
La storia che vi racconto oggi è proprio uno di questi casi difficili perché la protagonista è una ragazzina che ha dovuto affrontare un’esperienza terrificante che ne ha segnato la vita per colpa di un adulto folle e violento.


La mattina del 4 Novembre 1970 una donna e la sua bimba si recano presso uno sportello di un ufficio pubblico di Temple City, nei pressi di Los Angeles. Dopo aver parlato con l’addetto, la donna fa per andarsene portandosi dietro per mano la figlia quando gli inservienti e alcuni agenti di polizia che si trovavano lì per caso notano lo strano comportamento della bambina, la quale potrebbe avere all’incirca 6 anni, ma il suo modo di camminare scomposto e lo sguardo perso nel vuoto li insospettiscono così fermano la coppia e interrogano la donna.

Dorothy Irene Oglesby,  questo il nome della donna, dopo diversi tentativi di evitare le domande, confessa che sua figlia ha in realtà 13 anni ed è stata vittima insieme a lei del comportamento paranoico e psicotico del padre che ha tiranneggiato la famiglia e in particolar modo la figlia nei precedenti 12 anni, periodo nel quale la bambina è stata segregata in una stanza della casa, allontanata da qualsiasi contatto umano eccezion fatta per rimproveri, percosse e molestie sessuali, e nutrita quel tanto che basta per non morire di fame.





Clark Wiley, il marito di Dorothy, viene arrestato il pomeriggio stesso con una lista di accuse lunghissima. Dorothy comunque rimane un fiume in piena di informazioni sul passato della famiglia e quello che racconta agli inquirenti fa accapponare la pelle.


La piccola si sarebbe chiamata Susan e sarebbe nata nel 1957. Ha presentato sin dai primi giorni di vita problemi di salute preoccupanti tra cui una malformazione a una gamba e un sospetto di ritardo mentale. Clark, persona instabile, violenta e dal passato difficile ha deciso di isolare la figlia dal mondo in seguito a uno shock dopo un incidente in cui aveva perso la vita la madre. Dopo l’incidente l’uomo costrinse la moglie Dorothy, il figlio John e la piccola Susan a trasferirsi nella casa della defunta madre in un quartiere solitario della cittadina, un luogo in cui plagiò la moglie approfittando della sua indole, trasformò il figlio in una specie di secondino per la sorellina prima di accanirsi su quest’ultima.


Man mano che la donna racconta il trattamento subito dalla figlia la posizione del marito si fa sempre più grave. Di giorno la bambina era legata con una camicia di forza in modo da non potersi muovere e non doveva assolutamente emettere suoni o far rumore per evitare di essere percossa con un pezzo di legno. Di notte, invece, l’uomo la infilava in un sacco in modo che non potesse muoversi e poi la chiudeva nella culla come se fosse in una gabbia. Veniva nutrita solo con cibi liquidi e nessuno della famiglia doveva rivolgerle la parola.


Un comportamento aberrante che trasformò la bambina in un essere inesistente che la madre trascinò con sé quella mattina di novembre. 





Il team di psicologi, psichiatri e medici che prese in carico l’analisi dello stato di salute globale della ragazzina iniziò a chiamarla Genie forse per creare una specie di legame empatico. Genie non parlava e si esprimeva solo facendo dei grugniti gutturali, non camminava bene e si muoveva più come un animale terrorizzato che come un essere umano. Inoltre aveva dei comportamenti inadatti alla vita sociale: strappava gli oggetti dalle mani dei proprietari, non comunicava se non con un suo particolare linguaggio fatto di gesti e suoni non articolati e si masturbava spesso senza curarsi di chi le stesse intorno o di dove si trovasse.

Il suo caso è passato alla storia come l’abuso su un minore più grave di tutto il ‘900 e ha prodotto una serie di approfondimenti riguardo al rapporto tra l’individuo e la società e la correlazione tra benessere psicofisico e ambiente che ancora oggi sono oggetto di discussione in campo psichiatrico.


Clark Wiley, comunque, non arrivò mai al processo. Resosi conto di non riuscire a evitare una lunga condanna si tolse la vita lasciando un laconico, misterioso e terrificante ultimo messaggio: loro non capiranno mai.

Dorothy dapprima fu accusata di complicità con il marito, poi rilasciata su perizia psichiatrica ma non ottenne mai l’affidamento completo di Genie che purtroppo dovette subire anche i limiti del sistema burocratico delle adozioni: passò da una famiglia all’altra finché non compì il diciottesimo compleanno poi, non potendo vivere con la madre, fu accolta in un istituto di igiene mentale in cui risiede ancora oggi all’età di 64 anni.





Il caso di Genie ha suscitato l’interesse della comunità psichiatrica mondiale poiché si colloca, purtroppo per la ragazza, nell’ambito di un esperimento considerato vietato dal codice etico ovverosia quello di allontanare un neonato da qualsiasi contatto umano e da tutto il resto del mondo per studiare quali sono le abilità innate dell’essere umano e quali invece si imparano dall’ambiente. Un prospettiva di esperimento che solo uno scienziato folle potrebbe anche solo pensare di mettere in piedi, oppure, inconsapevolmente, un genitore inadatto al suo ruolo, dalla personalità fortemente disturbata, che non viene fermato in tempo prima che le sue ossessioni rovinino la vita di una bambina innocente.


In quale profondo pozzo della mente si nascondono i mostri che suggeriscono questi comportamenti agli esseri umani? Un padre che si trasforma nell’aguzzino della sua stessa figlia annullandone l’esistenza.


E per ora è tutto gente, ci vediamo al prossimo mistero.       


Commenti

  1. Mi ha richiamato vagamente il delirante Dogtooth di Lanthimos su Sky, un film celebrato da tanti ma che ho considerato davvero, a mio avviso, cinema inutile. Il paragone con L'angelo sterminatore di Bunuel mi ha ancor più fatto girare.. ma così va il mondo.. male in troppi casi (basta Israele ultimamente, dove ci metti niente a passare da antisemita.. )

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    1. Dogtooth (come tutti i film di Lanthimos) si basa sulla scelta di disorientare lo spettatore, presentando una situazione assurda che viene narrata attraverso immagini e azioni dei personaggi. Il problema è che la sceneggiatura ha difficoltà a supportare qualsiasi premessa, portando il film ad essere insipido nei fatti ma accattivante nella forma.
      Ci sono delle opere più riuscite, Alps -che si presenta come una riflessione tra attore, ruolo, azione e identità- e La Favorita -film in costume dal tono eccentrico che riesce ad avere un senso grazie al fatto che il soggetto non era originale.

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  2. Storia davvero agghiacciante. E per quanto riguarda il commento di Franco: oh, per chi non ha visto il film potrebbe essere un mezzo spoiler il tuo ;) E poi, dai... per me Dogtooth è un film straordinario! Il migliore in assoluto di Lanthimos!
    Mick, se non l'hai visto... senti a me, fallo! :D

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  3. A questo punto tocca recuperarlo questo film

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  4. Ah ..sì il famoso Dogtooth il film sul COVID 19 ahahaha!!!

    Come ha scritto un blogger che si intende proprio di cinema in un blog di poesie...menzionando il film.
    Mi son sganasciato dalle risate.
    Evito il nome per non sputtanare.
    😂😂😂😂

    Comunque chiudo la parentesi Dogtooth che non ho ancora visto.
    Ma se assomiglia vagamente a Miss Violence o a The blast o altri film greci deve valerne la visione.
    Sulla storia del post ci ritorno Mick.

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  5. Mah...non so che aggiungere.
    Non siamo a quei livelli ma pure Dee Dee Blanchard fece qualcosa di simile alla figlia minorenne Gipsy Rose.
    E anche da quella triste storia recentemente ne hanno fatto una bella serie in otto puntate su Prime.
    La cosa che colpisce è come gli adulti riescano a plagiare i ragazzi e a portarli dalla loro parte.
    Complice l’isolamento finché vuoi nella storia che hai raccontato..ma anche su sta cosa mi viene in mente un altro film ispirato ad una storia realmente accaduta negli anni 6o in America.
    La ragazza della porta accanto ispirata alla storia vera di Sylvia Likens una ragazza adolescente segregata dalla zia e torturata fino alla morte da questa e da un gruppo di ragazzi suoi coetanei plagiati dalla figura adulta.
    Tra l’altro film che mi ha fatto conoscere Guido e il suo blog😍
    Complimenti per l’articolo

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    1. Conosco la storia della Likens e ho il film in lista anch'io grazie a Guido.

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