DUE PAROLE SU MASTERS OF THE UNIVERSE: REVELATION


 

GLI SKELETOR NELL’ARMADIO

 

Se sei arrivato qui attirato dal titolo probabilmente già saprai chi sono i Dominatori dell’Universo quindi è una bella fetta di lavoro che mi risparmio a riprendere il discorso dall’inizio. Devi sapere che uno dei miei crucci più grandi riguarda l’essere stato troppo piccolo e distratto, in alcuni momenti della mia vita da adolescente, per capire quando un prodotto nuovo si stava avviando e così mi sono perso l’inizio di una serie cult come quella di He-Man e i Dominatori dell’universo.

Quindi puoi capire cosa ho provato quando ho letto le prime notizie circa uno spinoff, reboot o come diavolo vuoi chiamarlo sull’argomento in questione che poi si è scoperto approdare su Netflix dallo scorso 23 luglio. Grande gioia ed emozione.

Prima di poterne vedere anche solo un fotogramma, però, siccome internet è quel posto fantastico dove purtroppo si coltiva costantemente il seme della polarizzazione, ho letto pareri diametralmente opposti che andavano dal capolavoro assoluto alla indecorosa monnezza passando per vari gradi di accoglienza e critica.

Io lo premetto: Masters of the Universe: Revelation non è quel grande capolavoro che qualcuno vorrebbe far credere, ma non è neanche una schifezza assoluta. E il fatto è che i parametri per polarizzarsi sono sempre quelli vale a dire gli argomenti che ormai caratterizzano qualsiasi prodotto e senza i quali sembra che non si possa neanche pensare di portare sullo schermo qualcosa di sensato. Parliamo di inclusione, parità di genere e femminismo.

In pratica, invece di pensare a educare bene i più piccoli e le più piccole sin dai primi cicli scolastici la grande idea è quella di combattere per buttare giù il patriarcato e il sistema razzista rivedendo, revisionando e alterando ciò che era in un certo modo (ovviamente sbagliato) per adattarlo a quelli che sono canoni più in linea con la sensibilità di oggi. Il fatto che poi ciò sia solo a livello superficiale importa pochissimo.



Ora, io non sono un grande conoscitore del mondo dei Dominatori dell’Universo, se volete potete andare a spulciare il blog Moz O’Clock dove troverete un super esperto dell’argomento, quindi ciò che dirò su Masters of the Universe: Revelation riguarda esclusivamente quello che ho percepito guardando le prime cinque puntate apparse su Netflix.

A Eternia si festeggia un grande risultato raggiunto da Teela che sta per essere promossa ad un rango a cui solo gli uomini potevano accedere (groan!) quando il buon Skeletor pensa bene di scatenare il caos. L’obiettivo del Nemico riguarda proprio la rivelazione del titolo dell’opera ma arriva He-Man e parte uno scontro epico che culmina con il vero inizio della storia che vuole raccontare la serie.

L’idea di fondo è molto buona e a me piacciono molto questo tipo di ricostruzioni del canone narrativo dove una caduta rovinosa fa da base per un nuovo inizio. In queste storie di solito il protagonista deve  ricostruire la fiducia in se stesso e nel sistema prima del riscatto finale. Il fatto che la protagonista di questa storia sia Teela è super interessante perché allarga la concezione del canone narrativo e permette i vedere le cose da un altro punto di vista. La critica di Teela al sistema di governo di Eternia poi e lo scontro tra Magia e Tecnologia pongono le basi, come si vedrà, per un tipo di narrazione un po’ più matura che si discosta dal tema del nemico unico ed egoriferito.



Le cose che mi sono piaciute di più di questo Masters of the Universe: Revelation sono il tema portante della storia, le azioni di combattimento con quella giusta dose di fan service che non guasta mai e un arco narrativo che permette a chiunque non sia laureato in MOTU di capire un po’ come funziona il mondo di Eternia.

Ci sono delle cose, al netto della mia poca conoscenza del canone MOTU, che però ho trovato infantili e forzate.

Siamo in un mondo magico fantastico di tipo medievale che si basa sull’eterna lotta tra il bene e il male. Da un lato gli eserciti di Eternia guidati dal campione He-Man, dalla principessa guerriera Teela e dalla maga Sorceress che protegge i segreti del castello di Grayskull. Dall’altro lato le armate della montagna del serpente capitanate dal perfido Skeletor e dalla strega Evil-Lyn.



Ecco, capito il contesto mi sembra alquanto cretino inserire temi che attingono all’esperienza della vita della società moderna per fare i paraculi. Evil-Lyn che si lamenta di aver sprecato la sua vita per assecondare i desideri di un fallito e che allo stesso tempo ha un beast-man zerbino; Teela che manda tutto in vacca comportandosi da isterica perché le hanno nascosto un segreto. Parliamo di un mondo dove gli uomini sono nerboruti barbari forzutissimi, esseri demoniaci con la faccia da scheletro, guerrieri con parte del corpo meccaniche e spiritelli magici, possiamo fare a meno di trasformare il tutto in una puntata di una soap opera impregnata da quel girl power tossico distruttivo che invece di creare ponti per avvicinare le parti crea muri per separare i pensieri: questo è buono quell’altro, invece, è cattivo.

Io le principesse del canone Motu non le ho mai viste come donne succubi delle controparti maschili, anzi tutt’altro per me sono personaggi altrettanto forti tanto che da piccolo amavo qualsiasi action figure di questo mondo e avrei giocato con tutti i personaggi se mi fossero stati regalati.

Fare inclusione, coltivare la parità di genere e educare alla stessa va oltre, molte oltre, rivoluzionare lo schema narrativo di una serie cult.

In conclusione, Masters of the Universe: Revelation mi è piaciuto nonostante i punti critici di cui parlavo prima. E' un tuffo nel mondo di Eternia alla scoperta di personaggi che si sono visti poco nelle puntate storiche della serie immersi in una storia che ha un forte significato narrativo classico, bene contro male, e anche tecnicamente modeli e animazioni mi sono piaciuti molto. I personaggi che mi hanno colpito come concezione e presenza scenica sono stati Scare- Glow, re di Subternia,  l'uomo-foresta Moss-Man e Evil-Lyn. Poi il mio preferito rimane e rimarrà sempre Orko.

E per ora è tutto gente, buona vita.

 

Commenti

  1. Siamo arrivati alla seconda, anche a noi sta piacendo.. certo anche noi ci ricordiamo poco dei MOTU originali, non siamo esperti come MOZ, posso capire come ai "cultori" possa essere piaciuta di meno

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    1. Infatti le critiche della solida fanbase dei MOTU dovrebbero essere quantomeno ascoltate. A me sembra un po', con le dovute differenze, la stessa cosa che è accaduta con Star Wars

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  2. Esattamente: le donne Masters sono Dominatori in tutto e per tutto, la frase di Evil Lyn è sbagliatissima perché massacra il suo personaggio ed è infedele verso ogni storia raccontata nei 40 anni precedenti.
    A me non è dispiaciuto, ma mi dispiace che ancora una volta hanno creato riscritture con stravolgimenti e non hanno tenuto una base che già c'era, per ambientarci una bella storia.

    Moz-

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    1. Purtroppo le logiche di vendibilità per i prodotti stanno creando delle dinamiche assurde che devono per forza intercettare i gusti di tutti e il sentimento del momento invadendo argomenti delicati

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  3. Le cose che dispiacciono a Moz non dispiacciono me.
    Ma io parlo da uno che è a digiuno dello storico del MOTU.
    La serie mi è piaciuta per gli stessi motivi che sottolinei tu.
    Non capisco perché scomodare lo SWJ o il Blind Colour per una serie come questa.
    Credo che i nerd retronostalgici non saranno mai contenti a prescindere .
    Ormai la penso così e posso dirlo alla luce di discussioni passate nate su altri blog e perché ho visto la serie in questione.

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    1. In effetti se la prendi come serie a sé stante ci può anche stare anche se i discorsi sul rapporto tossico tra Skeletor e Evil-Lyn sono fuori contesto visto che parliamo di uno con la faccia da scheletro e di una incantatrice. Poi non vorrei spoilerare quindi mi fermo qui.

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