PIACEVOLE E DIVERTENTE
Se sei nato dopo il 2000 quel 56K ti ha già mandato in crisi
perché non starai capendo che cosa sia una generazione 56.000, ma se sei nato
prima del 2000 quella sigla rappresenta un mondo, ovvero un nuovo mondo, il
mondo di internet che negli anni’90 sbarcò nelle nostre case promettendo grandi
cose che per molti di noi si limitavano a chat, napster e porno. E se
appartieni alla seconda categoria e neghi questo sei un bugiardo.
I nomi Francesco Ebbasta (all’anagrafe Francesco Capaldo),
Fru (all’anagrafe Gianluca Colucci) e Fabio Balsamo vi dicono qualcosa?
Probabilmente no, ma se dico The Jackal forse qualcuno
drizza le orecchie.
Il collettivo artistico The Jackal, in questa serie
rappresentato dai tre personaggi di cui sopra ha ideato Generazione
56K, prodotta da Cattleya in collaborazione con Netflix e distribuita sulla
stessa piattaforma.
Diretta da Francesco Ebbasta e interpretata da Fru, Fabio
Balsamo insieme, tra tutti gli altri, all’attore Angelo Spagnoletti e all’attrice
Cristina Cappelli, Generazione 56K è una serie che racconta la storia di un
gruppo di amici in due differenti momenti: da adulti impegnati con le
difficoltà della vita e da ragazzini, ai tempi appunto dei modem 56K, impegnati
a crescere in un paesino situato sull’isola di Procida. Due livelli temporali,
uno nel 2021, l’altro nel 1998 con gli stessi protagonisti adulti e bambini
contemporaneamente. Ma poi la linea di demarcazione è così netta?
Siamo nel 1998 sull’isola di Procida con Daniel che è
innamorato perso di Ines ma questa non se lo fila nemmeno perché fa parte di un
gruppo di sfigati insieme a Sandro e Luca. Inoltre, Ines ha un’amica che terrorizza
e tiranneggia i tre eroi e che per questo viene soprannominata Satana anche se
in realtà si chiamerebbe Matilda.
Da grandi i tre sfigati sono ancora amici per la pelle, ma si sono trasferiti a
Napoli dove lavorano come sviluppatori di app. Daniel è il più inquieto del gruppo ed è in cerca
dell’anima gemella così si iscrive a un’app di incontri.
Mentre il trentenne Daniel esce con diverse ragazze in cerca
dell’amore vero, il suo alter ego dodicenne nel 1998 si strugge per Ines ma
poi, all’improvviso, il padre porta a casa Internet e tutto il suo mondo sembra
allargarsi a dismisura.
Generazione 56K mi ha fatto divertire, ridere di gusto e
anche un po’ commuovere. La cosa che mi è piaciuta di più è stato il montaggio
dinamico tra le due fasi temporali e l’ampio spazio concesso alla parte
dedicata ai ragazzi. Adoro le storie di ragazzi.
Non vi sto parlando di un capolavoro assoluto né di una serie da guardare per
forza, ma di un buon modo per passare qualche ora in allegria facendosi qualche
risata con leggerezza, tanto più che le puntate arrivano a stento alla mezz’ora
di durata, sono otto e compongono l’unica stagione pubblicata nel catalogo
Netflix finora.
E per ora è tutto gente, buona vita.
Se lo guarderò è perché adoro the Jackal, ma soprattutto Procida.. ;)
RispondiEliminaNiente di trascendentale ma si lascia guardare e diverte
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