RACCONTI SPARSI: IL BUON CONTADINO - seconda parte

 


LEGGI LA PRIMA PARTE

Uscito dalla questura Francesco si fiondò all’ufficio archivi per verificare un’ipotesi che si stava materializzando nella sua mente. Se il contadino aveva ucciso per vendetta, come la storiella che gli aveva rifilato faceva supporre, allora nei dintorni della sua fattoria avrebbe dovuto verificarsi un qualche tipo di reato o torto che lo aveva coinvolto. E doveva esserci traccia tra le denunce, i verbali e i rapporti.

Tuttavia, però, dopo ore di ricerca non aveva trovato neanche lo straccio di una prova e, complice il caldo asfissiante, la sua idea si stava sciogliendo. Con un moto di rabbia e frustrazione sbatté la copertina del faldone che stava consultando e si alzò dal tavolo, solo casualmente si accorse della foto che era uscita dal fascicolo e dopo averla raccolta si mise a esaminarla: si vedeva una specie di radura piena di erba tutta calpestata in cui si riconosceva quello che doveva essere la forma di un corpo che aveva schiacciato gli steli. E poi c’era un bel po’ di scuro che doveva essere sangue. Però nessuna annotazione e nessun codice sulla foto. Scorse il fascicolo finché non trovò il nome dell’incaricato di quell’indagine e sorrise quando si accorse che era un ispettore con cui era in buoni rapporti. Claudio Moresco.

Moresco rispose al secondo squillo.

-          > Ispettore Moresco. Polizia di stato.

-          > Ciao Claudio sono Francesco Zappa

-          > Zappa, buongiorno. A che devo il piacere?

-          > Credo che tu possa aiutarmi. Sto facendo delle ricerche e mi sono imbattuto in una foto molto strana relativo al caso della cascina di contrada Rosalia di una decina di anni fa.

-          > Si...mi ricordo. Due contadini si erano presi a fucilate per un litigio sul confine del terreno. Caso semplice. Hanno confessato entrambi e si sono presi a schiaffi in questura. Nessun morto per fortuna.

-          > Esatto... C’è una foto però che mi ha colpito. Si vedono una sagoma sull’erba e una pozza di sangue ma nessun corpo. Che mi puoi dire?

-          > Quella foto è un mistero. L’ha scattata un giovane appuntato dei carabinieri. Abbiamo trovato quella radura a qualche chilometro da dove si sono sparati i contadini ma nessuno dei due ha saputo dirci niente di utile così l’abbiamo archiviata. In effetti sembra proprio essere la sagoma di un corpo umano ma questi zotici a volte uccidono i muli azzoppati e alcuni di essi spesso crollano sull’erba con forme strane.

-         >  Immagino. Quindi niente di utile...

-         >  Mi spiace non poterti aiutare.

-         >  Nessun problema, grazie della chiacchierata. Stammi bene.

 

Quella sera Francesco si rilassava sotto il condizionatore con un birra gelata in mano sperando che la frescura avrebbe dissipato la delusione e la confusione. Aveva fatto un buco nell’acqua e non aveva altre idee anche se continuava a tornargli in mente la discussione con Moresco e c’era un passaggio che non riusciva a focalizzare. Un passaggio che non tornava ma che sfuggiva alla sua attenzione come se fosse un ingranaggio fuori posto in un meccanismo perfetto.

Accese la TV per provare a prendere sonno e sintonizzò su un canale di vecchi cartoni animati. Nell’episodio in corso Porky Pig cercava per l’ennesima volta di acciuffare Bugs Bunny e stavolta si era inventato una trappola per farlo arrestare dai gendarmi. Confidando sulla sua reputazione il cacciatore inscenava un misfatto secondo cui Bugs avrebbe rubato delle carote da un campo lì vicino e le avesse nascoste in bella vista in casa sua. Sorridendo divertito Francesco scivolò nel sonno ristoratore.

Ne emerse qualche ora dopo tutto sudato ed eccitato. Il condizionatore si era spento, forse era mancata la luce e lui aveva sognato qualcosa che gli aveva acceso una lampadina nel cervello. Moresco aveva detto che il rilevamento della foto misteriosa era stato fatto da un giovane carabiniere a qualche chilometro dal luogo della sparatoria. Perché un giovane carabiniere si allontana da un luogo del crimine di qualche chilometro? E perché tra tante radure che ci sono ai confini di quei terreni va proprio in quella? E, soprattutto, perché sente di doversi portare dietro una macchina fotografica?

Francesco capì di dover disturbare di nuovo l’amico Moresco.

La seconda telefonata con Moresco non fu piacevole come la prima, l’ispettore non aveva gradito di essere svegliato nel cuore della notte, tuttavia Francesco ora aveva un nome: Giuliano Arpa.

Come aveva scoperto interrogando le sue fonti, Arpa aveva fatto carriera velocemente ed era passato in pochi anni da semplice appuntato a brigadiere capo ma aveva lavorato su un territorio molto ampio cosicché, pensava Francesco, nessuno si sarebbe insospettito di questi scatti di carriera. Eppure c’era qualcosa in tutti quei movimenti che solleticava il cervello dello psicologo.

Arpa si fece trovare puntualissimo al bar sotto la caserma in cui era assegnato. Era un giovane uomo di bell’aspetto, sulla quarantina e con un fisico ben piantato, il suo atteggiamento denotava una grande sicurezza.

-          >Buongiorno, brigadiere capo Giuliano Arpa. Lei è?

-          >Salve, mi chiamo Francesco Zappa, sono  un criminologo assegnato al caso Arconti. Ne avrà sentito parlare...

-         > L’omicidio commesso dal contadino? Si, mi pare di aver letto i rapporti. Cosa posso fare per lei?

-          >In realtà le volevo chiedere delle informazioni su un altro caso. Un caso di sparatoria avvenuto anni fa sempre nella stessa zona. Sono in possesso di una foto scattata da lei secondo una mia fonte. Si vede una sagoma nell’erba e qualcosa che somiglia molto a sangue. Ricorda?

-          >Come e perché?

-          >Non capisco...

-          >Come quel caso c’entra con il caso a cui sta lavorando e perché.

-          >Ho bisogno di fare breccia nella corazza dell’indiziato principale e potrei riuscirci citando un caso di cronaca violenta avvenuto nella sua zona.

-          >Capisco. Ho scattato quella foto perché mi incuriosiva la radura ma non siamo venuti a capo di niente. Una volta vista la sagoma la procedura comporta di fare il rilevamento fotografico.

-          >La procedura comporta anche che un appuntato dei carabinieri faccia i rilevamenti che di solito competono al reparto scientifico?

-          >Il suo tono mi risulta supponente. Sta insinuando qualcosa?

-          >Non insinuo, lo dico. Anzi, lo chiedo: perché è un appuntato dei carabinieri a fare un rilevamento fotografico a un paio di chilometri dalla scena?

-          >Zappa, lei fa lo psicologo o il giornalista?

-          >Mi interessa questa storia per il mio caso come le ho già spiegato. Ciò non toglie che mi abbia incuriosito.

-          >Allora diciamo che la sua curiosità l’ha portata  in un vicolo cieco. Non ricordo perché avessimo la fotocamera quel giorno nella vettura di pattuglia. Stiamo parlando di dieci anni fa. Ci sono stati due condannati e nessuna vittima. Caso chiuso.

-          >Immagino sia il massimo che può dirmi...

-          >Non è tutto. Aggiungo solo che prima di scomodare qualcuno con delle curiosità bisogna avere in mano qualcosa di concreto sennò sta solo facendo perdere tempo a un funzionario dello Stato Italiano.

Detto questo Arpa salutò frettolosamente e tornò in caserma lasciando Zappa senza risposte ma con un due certezze. La prima era che quel carabiniere sapeva più di quello che aveva detto e purtroppo non avrebbe più detto altro. La seconda era che Arpa era un vero stronzo.

Magari, però, facendo vedere la foto al contadino indagato qualcosa si poteva ottenere.

Il giorno dopo Francesco tornò in questura e chiese di interrogare nuovamente Aureliano Arconti, il contadino omicida. L’avvocato lo intercettò prima di entrare dicendogli che se Arconti non avesse confessato lui non sarebbe riuscito ad ottenere nessuno sconto sulla pena e il processo sarebbe durato il tempo di presentare gli atti ed emettere la sentenza.

Leggermente infastidito, Francesco entrò nella stanza degli interrogatori e dopo pochi convenevoli sbatté la foto sul tavolo.

-          >Arconti, sa dov’è stata scattata questa foto?

-          >....

-          >E’ stata scattata in contrada Rosalia, a due passi dalla sua fattoria

-          >...

-          >Chi l’ha scattata stava indagando su una sparatoria. Due suoi confinanti si stavano sparando per la linea di confine

-          >No

-          >In che senso no?

-          >No che non si sparavano per la linea di confine

-          >Scusi, ma lei che cosa sa di questa storia?

-          >Si sparavano per la ragazza

-          >Quale ragazza?


Fine seconda parte. Non abbiate paura non dovrete aspettare un anno per la terza parte ma solo qualche giorno.

Alla prossima, gente
      




Commenti

  1. ..anche perché poi mi dovrò rileggere tutto daccapo.. ahah

    RispondiElimina
  2. E aspettiamo la terza parte allora…-:)
    Certo che far passare un anno dal primo racconto…come mai così tanto?
    Ho dovuto per forza rileggermi il precedente perché non lo ricordavo.
    A presto

    RispondiElimina

Posta un commento