SEX EDUCATION: STAGIONE 3. CI VOLEVA!

 



LA SERIE GIUSTA AL MOMENTO GIUSTO




Ormai l’universo delle serie TV è così esteso e variegato che costa quasi fatica introdurre una nuova serie nella lista personale: fanno serie praticamente su tutto e spesso il gioco non vale assolutamente la candela. Poi, però, all’improvviso arriva quella serie che tocca i tasti giusti nel modo giusto, che affronta con leggerezza, ma con puntualità, alcuni argomenti che per molti rappresentano ancora motivo di grande imbarazzo e confusione. Insomma una serie da guardare perché è la serie giusta al momento giusto.


Questo è Sex Education.


Tagliente, schietta e senza troppi peli sulla lingua come solo una serie britannica sa essere, Sex Education è arrivata alla sua terza stagione dopo aver tanto fatto parlare di sé con le prime due ed è proprio arrivato il momento di parlarne qui sul blog per la prima volta.





Sex Education racconta le vicende che coinvolgono una piccola realtà cittadina della campagna inglese. Sono protagonisti i ragazzi, ma anche le loro famiglie a testimonianza del fatto che la realtà in cui viviamo è fluida e non può chiudersi dentro compartimenti stagni indipendenti l’uno dall’altro.

L’argomento centrale della serie è il sesso in tutte le sue declinazioni e in particolar modo il rapporto con il sesso che hanno i più giovani che si impegnano e faticano a vedere il proprio posto nel mondo, a gestire i sentimenti, a identificare, ammettere e vivere la loro identità sessuale.


La forza della serie è il coraggio con cui si tratta l’argomento sesso in rapporto con i giovani e con le tematiche gender in un ventaglio di situazioni che vengono inserite nella trama per raccontare il mondo attuale e i suoi cambiamenti repentini che quando non spaventano finiscono per alienare, purtroppo. 


Sex Education è la serie che ci vuole in questo momento storico in cui sta avvenendo una rivoluzione gender che sta abbattendo tutti i pensieri bigotti e medievali e che sta mettendo a dura prova i costrutti emotivi che le vecchie generazioni hanno assorbito per poi imporre ai figli.





La cosa che più mi piace della serie è il modo in cui cerca di creare per poi abbattere ogni tipo di stereotipo che la società crea quando si ha paura di una diversità di qualsiasi genere e ciò si traduce in un concetto molto semplice: la famosa normalità che tutti vogliono sbandierare quando non è conformismo o prigionia mentale ed emotiva è solo un costrutto mentale obsoleto e triste.


Abbiamo bisogno di uno scossone emotivo che ci porti a scrollarci di dosso anni di pregiudizi e che ci permetta di creare un mondo più giusto in cui non sia difficile vivere e trovare la propria dimensione, ma per farlo dobbiamo imparare ad ascoltare attivamente senza sentirci oltraggiati se qualcosa ci imbarazza e contemporaneamente senza offendere o usare violenza nei confronti degli altri.


Per tutto questo basta vedere Sex Education?


Ovviamente no, bisogna fare molto di più. Però una serie TV è un prodotto che può anche innescare un cambiamento e chissà, forse portarci a migliorare.




Chiudo con una cosa che mi è successa ieri.


In centro a Roma, dove il prossimo weekend si terranno le elezioni amministrative, sono stato avvicinato dai sostenitori di un famoso partito di destra che volevano espormi il progetto del loro candidato sindaco e in loco c’era una delle candidate al ruolo di consigliere comunale. Lo slogan che portava avanti questo gruppo di persone, e con cui voleva convincermi a votarli (anche se io non ho la residenza a Roma quindi non voto qui), era “fuori il gender dalla scuola”. Ho fatto notare quanto per me fosse una cosa assurda questo pensiero chiaramente costruito per raccogliere voti tra i più conservatori e quanto mi rendesse triste che una candidata di più o meno trent’anni si abbassasse a questo livello pur di raccogliere qualche consenso. A parte le alzate di spalle non ho ricevuto altri commenti.

Ci sono cose della tematica gender e LGBTQ+ che non conosco e vorrei conoscere per essere più inclusivo nei discorsi e comprendere meglio il mondo in cui vivo e le sue manifestazioni. Ci sono altre cose, che appartengono al mondo vecchio e stantio, che voglio lasciare indietro e di cui non mi interessa veramente una mazza. Il bigottismo è una di queste.


Voi pensate che la nostra società abbia un problema con il sesso?


Per ora è tutto gente, se non lo avete fatto correte a guardare Sex Education e alla prossima

Commenti

  1. La considero una delle serie migliori in circolazione su Netflix e sono contenta che non sia ancora "scaduta", vista la tendenza generale all'ammosciamento man mano che le stagioni aumentano. Come dici tu, è apprezzabile proprio per il modo in cui affronta i più svariati argomenti. La nostra società ha definitivamente un problema con il sesso, se ne parla poco e male. Basta vedere appunto tutta la stupida polemica contro il gender.

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    1. Speriamo che questa serie sia la scintilla che ci vuole

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  2. La serie mi sembra interessante.
    Quanto alla tua chiusa, invece, vorrei dirti che qualche giorno fa ho avuto la fortuna di scrivere la storia di un padre e un figlio gay.
    Ascoltare il loro racconto è stata per me un'esperienza formativa senza precedenti, poiché certe cose si possono comprendere appieno soltanto vivendole, in un certo senso, sulla propria pelle.
    Sono stata felicissima di scrivere questa storia, che verrà pubblicata sul giornale per cui lavoro. In seguito la pubblicherò anche sul blog e verrò a segnalartela, dimodoché tu non te la perda.

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    1. Grazie per la segnalazione allora, aspetto notizie. Mi ripeto: si può imparare anche a comprendere ascoltando gli altri e sospendendo il pregiudizio. Un po' di sano esercizio di tolleranza non farebbe male a moltissime persone.

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