[BIBLIOTECA] I SOMMERSI E I SALVATI

 



di Primo Levi



Primo Levi è stato scrittore, chimico e soprattutto testimone di uno dei periodi più analizzati, discussi e spesso giudicati della storia moderna: nulla di ciò che accadde nel periodo che va dal 1914 al 1991, quello che lo storico britannico Eric Hobsbawn chiama Il Secolo Breve, è casuale o senza significato. 

In particolar modo la catastrofe causata da Adolf Hitler.


Inutile in questa sede ricordare i fatti, snocciolare le cifre o ricorrere al facile giudizio moralista, concentriamoci invece sullo splendido e spietato saggio I sommersi e i salvati di Levi.


Partigiano, catturato nel ’43 e deportato ad Auschwitz nel ’44, Levi vivrà la terribile realtà concentrazionaria nazista sulla propria pelle fino a una liberazione che ammette essere solo fisica e mai mentale. Lo scrittore tornerà su questa esperienza raccontandone le varie fasi nei suoi libri: la prigionia (Se questo è un uomo, 1947), la liberazione e il difficile ritorno a casa (La tregua, 1963), il confronto con la memoria e con la testimonianza diretta (I sommersi e i salvati, 1987).


Ed è proprio quest’ultimo di cui parliamo oggi.


Se in Se questo è un uomo e La tregua Levi si era concentrato più sul racconto di fatti e personaggi che permetteva di farsi un’idea precisa sull’orrore umano della prigionia e poi sulle difficoltà di una liberazione che, di fatto, non è stata per nulla come si sperava dovesse essere, in I sommersi e i salvati l’autore affila lo stile e torna sul tema dopo aver passato anni a portare la sua testimonianza e a registrare le reazioni del suo uditorio.


Tra scetticismi, condanne, giudizi e moralismi vari, Levi sceglie la via dell’analisi delle conseguenze ed identifica 7 argomenti su cui spendere qualche pesantissima parola e fare chiarezza.


Si parla di memoria, di vergogna, di zone grigie, di violenza inutile, degli immancabili stereotipi, dell’importanza della comunicazione e del ruolo dell’intellettuale nel periodo della prigionia.


La memoria - scrive Levi - è uno strumento meraviglioso ma fallace. I ricordi che giacciono in noi non sono incisi sulla pietra ma con gli anni si cancellano, si modificano o addirittura si accrescono incorporando elementi estranei.


Per questo motivo la memoria è importante ma fondamentale è l’ecologia della memoria stessa. Difenderla dai ricordi indotti di chi cerca di inquinarla per un proprio tornaconto personale che può avvenire tanto in buona fede quanto in malafede.

Il processo di inquinamento è di facile intuizione. Noi tutti equipariamo il processo del comprendere con l’atto della semplificazione: semplifichiamo per riuscire ad afferrare il senso, ma questo processo se non viene controllato a dovere finisce per inquinare la comprensione e condizionare i ricordi.


Levi ci dice: il desiderio di semplificazione è giustificato, la semplificazione non sempre lo è.


Quando si studiano i fatti storici la tendenza è sempre quella di semplificare il tutto in modo netto tra buoni e cattivi, ma questa distinzione manichea non può applicarsi con leggerezza alla storia e di fatto ci porta a giudicare con mente e pensieri moderni ciò che appartiene a un’altra epoca.


Il tema del giudizio morale torna prepotentemente più avanti in I sommersi e i salvati quando Levi parla della zona grigia, ovvero di quella classificazione in cui si possono inserire i collaboratori e i faccendieri dei nazisti.

Costoro per noi sono criminali perché hanno commesso delle azioni turpi ma Levi riesce a farci riflettere proprio sulla semplicità con cui formuliamo questo giudizio e ci porta a considerare che la realtà dei Lager non può essere giudicata da fuori e distanti anni da quelle sensazioni, che le scelte che si fanno per sopravvivere o perché costretti non possono essere mai oggetto del giudizio morale esterno e comunque non a cuor leggero e che la zona grigia comprende anche collaborazionisti che hanno reso alcune pene più lievi esercitando quella briciola di potere acquisita.


Questo, però, non vuol dire che Levi assolva tutti, anzi, il suo tono diventa aspro verso chi si difende dietro l’ignoranza o dietro la banderuola degli ordini ricevuti dall’alto. Quando un uomo compie malvagità su un altro uomo non esiste una giustificazione esterna che può alleviare la gravità della sua colpa.


I sommersi e i salvati si chiude con una raccolta di lettere di lettori tedeschi ricevute da Levi nel corso degli anni dopo la pubblicazione di Se questo è un uomo in Germania. Questa è la parte in cui Levi sveste i panni del testimone storico e veste quelle del personaggio famoso che rappresenta per il popolo tedesco una colpa e una redenzione. Fa molto riflettere il modo con cui Levi risponde alle lettere di chi cerca di dimostrare la propria estraneità ai fatti cercando una redenzione fasulla e comoda, si legge qui di un Levi meno lucido ma non per questo meno incisivo.

In effetti, nascondersi dietro un non sapevo cosa avesse intenzione di fare Hitler è veramente una difesa debolissima.


In conclusione chi sono i sommersi e chi i salvati del titolo?


Io ho immaginato l’Olocausto come una marea che ha travolto l’umanità, purtroppo alcuni sono rimasti sommersi dalle circostanze perché le loro vite si sono interrotte bruscamente e dolorosamente, altri perché non hanno avuto il coraggio di trovare un appiglio morale per resistere ai flutti, altri perché si sono fatti trascinare volontariamente e con piacere diabolico e altri ancora, infine, sono stati trascinati ma ne sono usciti vivi. Feriti nell’anima in maniera incurabile e definitiva, ma vivi.


Non so se sono questi ultimi i salvati, non so se siamo noi delle generazioni future che abbiamo solo da imparare da persone come Primo Levi, non ho proprio idea di come rispondere alla domanda.


Ma poi, in definitiva, chi è veramente salvo?



Per ora è tutto gente, buona vita 

Commenti

  1. È un libro che mi è piaciuto tantissimo perché ha ribaltato molte mie convinzioni, come quella sul fatto che i sopravvissuti fossero felici, ma anche quella di chi sono i veri testimoni, non i salvati, ma quelli che sono morti. Mi aveva colpito molto anche la riflessione sul sucidio, anche perché è l'ultimo libro di Levi prima del suicio... ne ho parlato anche io sul mio blog meglio di quanto possa dirti ora a distanza di anni : https://libripervivere.altervista.org/recensioni/sommersi-e-i-salvati-una-riflessione/

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Verró sicuramente a leggere. L’argomento è più che interessante

      Elimina

Posta un commento