SCOMPARSO NEL NULLA
A dispetto di quanto si possa pensare, viaggiare in aereo è
molto più sicuro rispetto a qualsiasi altro mezzo di trasporto che copra lunghe
distanze: le statistiche del caso, infatti, riportano pochi incidenti rispetto
alla mole di voli effettuati.
A volte, però, succede qualcosa di inaspettato, l’ingranaggio
del reale si inceppa e sbattiamo il muso in una vicenda che non sappiamo
spiegare se non con le categorie del sospetto, del dubbio e quindi del mistero.
E’ questo il caso del volo 370 della Malaysia Airways
che collegava l’aeroporto internazionale di Kuala Lumpur in Malesia con quello
di Pechino in Cina. Con partenza prevista alle 00:35 e arrivo alle 6:30 il Boing
777 di Malaysia Airways, 227 passeggeri e 12 membri dell’equipaggio, avrebbe
dovuto effettuare il collegamento tra le due nazioni come era stato fatto
diverse volte eppure, il 14 Marzo del 2014 qualcosa diverge dalla normalità.
Il volo 370
Il volo 370 effettua il decollo alle 00:42 dall’aeroporto
internazionale di Kuala Lumpur e entra nella rotta prevista per sorvolare la
penisola malese. Alle 1:06 l’ultima comunicazione del comandante dell’aeromobile
è una consueta frase di buon viaggio e un augurio per la buonanotte. Poi più
nulla. Alle 1:21:13 mentre il Boing 777 sta sorvolando il golfo della
Thailandia il suo rilevamento scompare dai radar che lo stanno seguendo e non
risponde a nessuna delle comunicazioni inviategli. La portata dei radar civili
in dotazione ai punti di osservazione di Kuala Lumpur e Ho Chi Minh, che seguivano
la rotta, non permette di sapere altro. I radar militari, contattati appena
possibile, invece, riescono a registrate alcune fasi del volo che appaiono
subito molto controverse.
La scomparsa
L’aereo effettua alcune virate, poi punta verso sud-ovest,
praticamente a metà del Mar della Cina inverte la rotta e torna indietro,
intorno alle 1:50 sorvola l’isola di Penang quindi punta dritto verso l’Oceano
Indiano e alle 2:22 si perdono definitivamente le tracce. L’ultimo rilevamento
del volo 370 lo colloca a circa400 km dall’isola di Penang.
A questo punto bisogna sapere che quando si affrontano
questo tipo di situazioni le procedure e le tempistiche sono fondamentali.
Tutto quello che si è ricostruito del volo e della scomparsa si è potuto sapere
con chiarezza solo dopo molte ore a causa di una catena infinita di negligenze e di
lungaggini e anche a causa delle opposizioni dei paesi coinvolti che erano
restii a fornire i tracciati radar per non svelare il livello della loro
sorveglianza militare. Tutto ciò ha fatto sì che l’ufficialità della scomparsa
dell’aereo si ebbe solo alle 7:10 del 15 Marzo mentre ancora erano in corso
indagini e analisi.
Il Boing 777 usato per quel tipo di volo viaggia con un
quantitativo di carburante utile a coprire la rotta prevista ed eventuali cambi
di rotta. Malaysia Airways ha dichiarato che il suo aereo sarebbe potuto rimanere
in volo fino a 7 ore e mezza dopo il decollo prima di finire il carburante.
Ammesso che dopo l’ultimo rilevamento dei radar abbia continuato sulla sua
rotta sorvolando l’Oceano Pacifico la prima idea è di stimare il punto in cui,
terminato il carburante, l’aereo sia precipitato in mare. Ovvero in una porzione
gigantesca del Pacifico estesa per più di 120.000 km.
Le ipotesi
L’ipotesi più battuta è stata quella del disastro dovuto a
un malfunzionamento con conseguente inabissamento. Coordinare le ricerche su un
tratto di oceano vastissimo coinvolgendo i paesi di competenza, India e
Australia, è stato difficile e dopo la più grande tra le missioni di ricerca e
soccorso nella storia dell’aeronautica civile si è arrivati a un nulla di
fatto. Nei mesi successivi, tuttavia, nelle spiagge africane, indiane e malesi che si affacciano su quel
tratto di oceano sono riaffiorati pezzi di aerei alcuni dei quali sono stati
riconosciuti essere del Boing 777 e molto probabilmente proprio del volo 370.
Quest’ipotesi comunque non spiega perché l’aereo abbia fatto una rotta così
diversa da quella prevista.
Allora ecco la seconda ipotesi: dirottamento con il
coinvolgimento del comandante. Un dirottamento potrebbe spiegare l’improvviso
cambio di rotta e lo spegnimento del trasponder. Su questa base gli
investigatori hanno indagato sui passeggeri e sui membri dell’equipaggio e
quello che hanno scoperto sul comandante del volo ha acceso una lampadina.
Zaharie Ahmad Shah era il comandante del volo Malaysia 370: 52 anni, uno stato
di servizio impeccabile e un monte impressionante di ore di volo. Durante le
indagini, a casa di Shah viene trovato un modernissimo simulatore di volo, cosa
che non dovrebbe destare sospetti visto il mestiere che faceva il suo
possessore, ma è nel controllo delle missioni registrate dal simulatore che si
nasconde l’indizio. Shah aveva simulato tante volte una rotta con un Boing
777-400, una rotta che si interrompeva sempre a pochissima distanza dal luogo
in cui è scomparso il volo 370. Coincidenza? Comunque questa pista sembra non avere altre
prove a supporto.
Invece, un interessante ragionamento è quello che fa il giornalista
statunitense William Langewiesche che nel suo passato ha anche fatto il pilota.
Langewiesche sostiene che è impossibile che l’aereo abbia
compiuto tutti quei movimenti, virate e cambiamenti di quota non autorizzati,
per un guasto o senza l’ausilio di un pilota. Le virate strette e improvvise
dimostrano che qualcuno ha disinserito il pilota automatico. Per com’è
progettata la fusoliera di quel tipo di aereo se si sale di quota molto
lentamente si possono raggiungere i 13.000 metri senza che i passeggeri e l’equipaggio
se ne accorgano: a quel punto automaticamente vengono giù le mascherine con l’ossigeno
e per i successivi 15 minuti tutti hanno una riserva di ossigeno che rallenta
le funzioni corporali e se non si torna a quote più basse ci si addormenta e si
muore nel sonno. Solo in cabina di pilotaggio la maschera con l‘ossigeno dura
ore quindi una persona in grado di pilotare può impadronirsi della cabina di
comando e condurre l’aereo dove vuole in tranquillità.
Però, è molto improbabile che un dirottatore abbia potuto fare tutto questo
poiché l’unico momento utile per agire prima che cominciassero le stranezze
sono i due minuti scarsi tra il buonanotte del comandate al controllo aereo di
Kuala Lumpur e la prima virata improvvisa. Troppo poco tempo.
Dunque il cerchio si stringe intorno al comandante Zaharie.
Il simulatore trovato a casa sua è solo un indizio ma l’insistenza dell’inchiesta
di Langewiesche porta alla luce un aspetto sinistro di questa vicenda. Il
governo malese aveva sempre presentato Zaharie come un ottimo marito e padre di
famiglia, un professionista irreprensibile che dava valore alla compagnia aerea
di bandiera. Eppure dall’inchiesta viene fuori che in realtà Zaharie era stato
lasciato dalla moglie, aveva pochi contatti con i figli, frequentava una donna
già sposata ed era ossessionato dai social. Ultimo ma non meno importante: era
depresso.
Perché insabbiare tutto? Per non fare una figura misera nei
confronti del mondo. E per questo si possono sacrificare 239 persone e lasciare
nell’oblio tutte le rispettive famiglie? Pare proprio di si. Chiedete alle
famiglie delle vittime della strage di Ustica se non ci credete.
Infine, l’ipotesi più fantasiosa. Questa non deve mancare
mai in questi anni interessantissimi in cui stiamo vivendo. Me la spiccio
subito perché è una cretinata, per me, ma c’entra con il disastro quindi ve la
riporto.
Nel 2018 l’utente Twitter chiamato Strayedaway pubblica un status
dicendo di aver ricevuto sulla sua casella vocale uno strano messaggio in
codice. Carica l’audio e si dice impaurito perché dopo poche ore gli accadono
cose che ritiene sospette. Nel frattempo il messaggio fa il giro del web e
altri utenti riescono a a decifrarlo: si tratta di una richiesta di aiuto
lanciata con l’alfabeto aeronautico internazionale. La traduzione è questa:
S DANGER IT IS DIRE
FOR YOU TO EVACUATE
BE CAUTIOUS THEY ARE NOT
HUMAN
042433964230
SOS DANGER SOS
A parte quel THEY ARE NOT HUMAN che fa tanto film horror,
sono i numeri ad attirare l’attenzione. Sarebbero infatti delle coordinate che
se messe su Google Maps porterebbero a un punto dell’Oceano Pacifico molto
vicino a dove è scomparso il volo 370.
La community di ricercatori online che ha seguito questo caso ipotizza che:
La notte in cui Strayedaway ha ricevuto il messaggio erano
in corso dei brillamenti solari che hanno influito sulle comunicazioni e
avrebbero potuto far arrivare un messaggio di SOS trasmesso in loop da un
dispositivo in una casella vocale di una utenza telefonica (!!!!)
Quello che abbiamo ascoltato e visto è il messaggio della scatola nera del
Boing 777 della Malaysia Airways (!!!!)
L’aereo è stato dirottato da esseri non umani (!!!!)
Poi il profilo di Strayedaway sparisce da Twitter e quindi
tutti i suoi messaggi si perdono. Da un altro profilo, il creatore di
Strayedaway dice che gli è stato bloccato l’accesso per motivi non ben
definiti. Per molti questa è una prova che le supposizioni di cui sopra sono la
verità e qualcuno sta cercando di nascondere il tutto.
Ho chiesto al padre di un ragazzo che aiuto in matematica di
rispondere a qualche dubbio. Questo signore lavora per l’ESA e ha studiato all’Istituto
Tecnico Trasporti e Logistica Francesco de Pinedo di Roma. Mi ha detto che
ammesso e concesso che la scatola nera di un aereo riesca a trasmettere dopo 4
anni da un disastro, cosa più impossibile che rara, comunque trasmetterebbe
solo un segnale per essere recuperata perché qualsiasi altro tipo di
trasmissione sarebbe uno spreco di energia.
Dunque, afferro il mio caro rasoio di Occam e concludo.
Da un lato ci sono ipotesi difficili da dimostrare o
ampiamente confutate (malfunzionamento, dirottamento esterno, missile, alieni o
comunque non umani) e dall’altro un verosimile caso di depressione che porta un
pilota a commettere una strage: quale delle due è più semplice, secondo te?
Ci leggiamo al prossimo mistero tra quindici giorni,
buona vita
Son più propenso alla storia del pilota depresso che all’intervento degli alieni.
RispondiEliminaRispondo ora ma l’articolo l’avevo letto un po’ di tempo fa .
Scrivevi che sopra una certa quota in passeggeri si anestetizzavano e dormivano o morivano nel sonno.
È stato un atto di clemenza quello di non farli soffrire trascinandoli a morte sicura con se stesso.
Inquietante la mente umana e la deriva che può prendere
Si, anche io penso che il disastro provocato dal pilota sia la migliore delle supposizioni
Elimina