CINEMA ITALIANO CORAGGIOSO
Quando ho visto Lo chiamavano Jeeg Robot per la prima volta
ho pensato che Gabriele Mainetti fosse un pazzo: proporre quel tipo di film in
questo tipo di paese è roba da matti. E infatti molte persone a cui l’ho
consigliato mi hanno restituito un feedback piuttosto piccato, anche maleducato
in alcuni casi.
Perché se i film con degli stronzi in calzamaglia che sparano lucette dagli
occhi lo fanno gli americani allora è figo a prescindere (anche se è pieno si
forzature ed ha una sceneggiatura sciocca) mentre se lo fanno in Italia allora
dobbiamo sezionarlo pezzo per pezzo trovando mille difetti.
Polemica a parte, dopo aver visto Freaks Out confermo:
Gabriele Mainetti è un regista coraggioso.
Per ambientare un film nel 1943 scegliendo la seconda guerra
mondiale come contesto bisogna aver qualcosa di potente da raccontare perché
quello è un sentiero battuto da troppi cineasti e anche se è vero che da
qualsiasi tema di può tirare fuori di tutto se si decide di torturalo
abbastanza, è anche vero che se lo fai male tutto diventa forzato e noioso.
Mainetti però è riuscito a raccontare un tema forte sfruttando uno scenario molto noto e delle dinamiche moderne.
Dunque, Freaks Out.
Il tema del diverso declinato in un momento storico in cui
essere diverso era una colpa mortale.
Fulvio, Matilde, Cencio e Mario sono quattro persone dalle
particolarità eccezionali che per tirare avanti lavorano come circensi nel
circo Mezza Piotta dell’impresario Israel. I quattro ragazzi sono dei diversi a
cui le porte di una vita normale sono precluse dal loro aspetto fisico o dai
poteri che mostrano di avere e che considerano più una condanna (soprattutto
Matilde) che un dono: per loro l’unico posto al mondo è il circo e Israel l’unica
figura più vicina a un genitore che si possa pensare.
Ma siamo nel 1943, anno in cui la follia nazifascista
raggiunge il suo culmine di ferocità e violenza e c’è la guerra che spazza via
sogni, speranze e vite nella confusione di un bombardamento. Quando la cenere
si posa, se si è stati talmente fortunati da sopravvivere, c’è subito un altro
orrore: la deportazione coatta degli ebrei e di tutti i dissidenti con quell’assurdo
e bieco obiettivo finale.
Fulvio, Matilde, Cencio e Mario sono diversi in un mondo che
ti condanna proprio per questo.
Ci sono poesia e dinamismo in Freaks Out. C'è l'idea di sviluppare un concetto in modo profondo che sia anche spettacolare. Che sottolinei e in qualche modo giudichi un certo tipo di avvenimento storico ma che gli tolga tutto il brutto presentandolo come il villain di una storia di riscatto.
Mainetti sottolinea un problema tutt’ora attuale anche se
sono passati anni e si sono alternate generazioni. Anche oggi la diversità
viene vista come qualcosa che toglie quando invece dovrebbe essere un valore
aggiunto, come qualcosa che deve essere incluso come se ci fosse qualcuno, da
una parte, che possa avere potere e responsabilità per farlo, qualcosa che dovrebbe essere solo e
naturalmente accettato.
Il film ha i suoi momenti, non mi soffermo sul giudizio tecnico
perché non mi interessa recensirlo. Con questo post volevo solo parlare di un
film coraggioso che prova a indirizzare il cinema italiano verso il genere e
anche oltre il genere, perché il nostro cinema ha fatalmente perso il coraggio
di provare a raccontare e a stupire senza pensare alla tecnica e al manierismo.
Meno commedie egoriferite e più film come Freaks Out.
Speriamo.
VOTI
Storia: 7.5
Personaggi: 7.5
Tematica: 7
Effetto Sorpresa: 6.5
Tecnica: 7
MEDIA: 7,1
Per ora è tutto gente, buona vita.
Freaks out in agenda, e Jeeg capolavoro assoluto, a quali incompetenti lo hai consigliato?! 😉
RispondiEliminaA gente che si dice appassionata/esperta di cinema. Si dice. E mente sapendo di mentire.
Eliminahttps://francobattaglia.blogspot.com/2016/03/lo-chiamavano-jeeg-robot.html
Elimina..giusto per una rinfrescatina
Vado a ripassare. Intanto propongo:
Eliminahttp://pulpstandoff.blogspot.com/2016/03/lo-chiamavano-jeeg-robot-il-film-bello.html