VLAD III vs IL CONTE DRACULA








 Il personaggio storico e la sua trasposizione



E’ possibile separare il personaggio storico dalla sua trasposizione letteraria quando si parla di personaggi vissuti tanti secoli fa e di opere che hanno fatto la storia della letteratura mondiale?
Inoltre, è utile farlo?


La risposta alla seconda domanda è sicuramente si, mentre alla prima si risponde con un convinto “dipende”. Dipende dalla voglia che abbiamo di avere le idee chiare su un determinato argomento ed evitare di dire sciocchezze che prima o poi ci faranno fare qualche figura barbina. Dipende dal fatto di conoscere bene un tema prima di parlarne e dalla volontà di allargare i nostri orizzonti culturali. E infine, dipende da quanto siamo disposti a imparare come si studiano le fonti e quanto sia potente uno storytelling che dura da più di due secoli.


Dunque: c’è differenza tra Vlad III voivoda di Valacchia e il Conte Dracula raccontato da Bram Stoker nel suo celebre romanzo?


Per rispondere a questa domanda dobbiamo fare una piccola gita temporale nella Romania tardo-medievale e poi un’altra nell’Irlanda di fine ottocento.


Nella seconda metà del XVII secolo la Romania era divisa tra il regno di Ungheria e i principati di Valacchia e Transilvania in cui il potere era diviso tra famiglie di signori della guerra sempre in lotta tra loro schiacciati da un lato dai principati tedeschi e dai regni sassoni e dall’altro dalle mire espansionistiche dei sultanati ottomani.

In questa macedonia di potere il Papato fondò l’Ordo Draconis con l’intento di gestire un contingente militare al confine tra i regni cristiani di Romania e i territori dell’impero ottomano: uno dei campioni dell’ordine era Vladislaw Hagyac II della famiglia Bassarab detto Dracula ovvero Il Diavolo, signore di Valacchia.


Alla sua morte, violenta e spietata, il regno sarebbe dovuto passare in linea diretta al figlio maggiore Vladislaw III che dovette lottare per tutta la vita per consolidare il suo potere rivolgendo una violenza sanguinaria nei confronti degli ottomani e dei traditori.
Per il Papato Vlad III era il campione della cristianità mentre per i nemici, sassoni e ottomani principalmente, egli era Dracula, ossia il figlio del diavolo, o Tepes cioè l’impalatore: era infatti una terribile usanza di Vlad dissacrare i corpi dei prigionieri di guerra impalandoli lungo le strade che sarebbero state percorse dal resto degli eserciti nemici in modo da incutere terrore nei soldati.





Siccome violenza chiama violenza Vlad III Dracula fu tradito dal cugino Stefano in combutta con Mattia Corvino, re d’Ungheria, i quali lo imprigionarono e contribuirono a ingigantire le storie che lo volevano assassino, stupratore e carnefice di migliaia di uomini, donne e persino bambini. Supportate dai principi sassoni queste storie trasformarono il voivoda Vlad in un mostro facendogli perdere anche il supporto di Papa Pio II.


Tuttavia, scampato alla prigionia Dracula tornerà sul campo di battaglia per reclamare il suo regno e verrà abbattuto dal fratello Radu. Siamo nell’anno del signore 1467.


Vlad III riposò quindi in pace per più di quattro secoli fino al 1890 quando in un consesso di uomini di cultura un linguista ungherese raccontò le gesta di Dracula a uno scrittore di romanzi del terrore appassionato di vampiri. Prima però di soffermarci su questo evento dobbiamo spostarci su un paesino costiero dell’Irlanda del Nord, in una modesta casa dove una madre accudisce il suo bambino malato.





Irlanda, 1854.


Il piccolo Abraham è costretto a letto da giorni a causa di una malattia debilitante che lo attanaglia fin dalla nascita. La madre Charlotte, che lo accudisce e lo chiama Bram, allevia la sua noia con delle storie popolari irlandesi molte delle quali risalgono agli anni dell’epidemia di colera che aveva terrorizzato quella zona e consolidato le superstizioni sul sangue cattivo (dreach-fhoula, leggi Drac-hula) e sulle leggende degli zombie.


Una storia, in particolare, era la preferita del piccolo Bram. La storia del terribile Abhartach.





Abhartach era un signore della guerra vissuto in Irlanda nel V secolo che governava con il pugno di ferro. Gli abitanti della zona, stanchi dei suoi soprusi, si rivolsero a un guerriero di un territorio vicino, Cathain. Cathain uccise Abhartach e lo seppellì in piedi come da usanza celtica ma quello durante la notte tornò in vita e chiese ai suoi sudditi di essere nutrito con il loro sangue. Cathain allora si rivolse a un sant’uomo cristiano che gli consigliò di trafiggere il petto di Abhartach con un paletto di frassino e di seppellirlo a testa in giù. Fatto ciò, il guerriero si liberò del non morto.


Crescendo Bram Stoker si riprese miracolosamente dal suo male e completò tutti i cicli di studi acquisendo una buona conoscenza in più campi. Per sua fortuna riuscì a diventare assistente del grande attore teatrale Henry Irving, lavoro che gli permise di continuare a pubblicare tanti racconti del terrore e che lo portò a conoscere lo storico e linguista ungherese Armin Vambery.


E’ il 1890 e Stoker è ossessionato dall’archetipo del non morto, dalla vita senza la morte, l’eterna giovinezza e il potere del sangue. Ha letto Il vampiro di John Polidori e soprattutto il capolavoro Carmilla del connazionale Joseph Sheridan Le Fanu quindi è giunto il momento di pubblicare un romanzo che racchiuda tutta la sua passione e la sua preparazione sull’argomento: ecco quindi che nasce la figura del Conte Dracula, principe dei vampiri e signore della notte modellato sul personaggio storico di Vlad III Dracula sul conto del quale Stoker ha appreso tutto grazie a Vambery.


Accolto prima tiepidamente ma poi con sempre più successo, Dracula di Bram Stoker è oggi un classico imprescindibile della letteratura horror in grado di creare un vero e proprio filone narrativo a sé stante.





Fun -mica tanto- Fact: in Romania il romanzo di Dracula non fu conosciuto fino al 1992 quando cadde la dittatura del regime comunista di Nicalae Ceausescu. Fino a quell’anno a causa delle regole sulla cultura il romanzo di Stoker che aveva spopolato nel mondo era del tutto ignoto e solo dopo la caduta del regime esso fu tradotto in rumeno. 


Non tutti i pareri furono positivi: il romanzo è una grande opera di fiction che da risalto alla figura di Vlad III il quale, però, nella storia inventata da Stoker è un flagello per l’umanità mentre in Romania è un vero eroe nazionale. Questi sentimenti sono stati intercettati dal poeta e scrittore rumeno Marin Mincu che proprio in quegli anni diede alle stampe Il diario di Dracula in cui il famigerato Vlad racconta stralci della sua vita durante gli anni di prigionia.


E’ una lettura molto interessante che ci restituisce un Vlad poliglotta, colto e consapevole di passare alla storia come carnefice. Il prigioniero registra i suoi pensieri e racconta la sua storia senza il lato soprannaturale tanto caro a Stoker che Mincu demolisce nell’introduzione al suo romanzo.

Sia vero oppure no che le pagine di Mincu sono prese dal diario nato dalla mano di Vlad in persona, Il diario di Dracula è un must read insieme al classico Dracula di Bram Stoker.


E per ora è tutto gente, buona vita. 

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