The Neon Demon: un gotto esplosivo pangalattico




Immaginate che il vostro cervello sia messo in una centrifuga e venga sbatacchiato di qua e di là senza sosta per quasi due ore.

Immaginate che questo si possa fare e che si possa anche sopravvivere all’esperienza.

Ecco, avete la perfetta sensazione che ho provato io dopo aver visto The Neon Demon, ultra-osannato, chiacchieratissimo e super-visionario ultimo lavoro di un regista il cui nome basta per spiegare l’introduzione strampalata di questo post: Nicolas Winding Refn.

Non sapendo esattamente da cosa iniziare per parlarvi di questo film ho deciso di cominciare dalla fine.



Detto della sensazione che mi ha lasciato, The Neon Demon è l’esaltazione di quanto si possa complicare e riempire di espedienti visivi e narrativi una storia semplice come quella di una bella ragazza che cerca di sfondare nel mondo della moda e che sfrutta la sua bellezza come un vantaggio prima che questa diventi il primo dei suoi problemi.

La bella Jesse arriva a Los Angeles con nient’altro che una bellezza straordinariamente naturale che ammalia fotografi e stilisti mentre allo stesso tempo ingelosisce le modelle in declino costrette a frequentare il chirurgo plastico sempre più spesso per rimanere sulla cresta dell’onda.

Di per sé la storia è tutta qui. Jesse si rende conto di essere fortunata e diventa sempre più stronzetta finché non finirà per farsi troppe nemiche.


Se la storia è semplice, il costrutto visivo che Refn usa per raccontarla è molto sofisticato e forse proprio per questo ha ricevuto così tanti consensi. Il film è costruito come un lunghissimo videotape musicale con moltissime scene in cui la musica è protagonista più delle immagini e queste ultime si riducono a lampi di luce colorata o lunghissimi campi larghi. Più un lavoro per palati fini che per spettatori occasionali.

Attenzione però perché a complicare le cose non sempre ci si guadagna e infatti il caro Nicolas finisce per farsi prendere un po’ troppo la mano e il risultato è tanta confusione: bene narrare una storia con una meccanica non convenzionale ma ciò diventa stucchevole quando viene fatto a ripetizione e senza reale motivo di farlo
.
Mi spiego meglio: hai scelto di puntare sul visivo ricco per raccontare una storia semplice? Hai optato per una narrazione scomposta, non lineare e che punta tutto sulle emozioni che suscita nello spettatore? Benissimo, ma perché continuare ad aggiungere complicazioni, scene insensate o l’inaspettato tocco di gore finale?

E poi l'apparizione di un eccezionale Keanu Reeves. Perchè? Che ruolo ha il suo personaggio?

Il risultato alla fine è che The Neon Demon risulta digeribile come lo sarebbe la parmigiana di melanzane dopo il cenone di capodanno: un piatto delizioso ma esagerato nel contesto in cui l’abbiamo immaginato.

Per viversi un po’ di sano mind twisting forse sarebbe stato meglio spararsi un bel gotto esplosivo pangalattico.



Una cosa che ho apprezzato moltissimo di questo film, oltre alla fotografia e a tutto l'impianto visivo e musicale, è stata la scelta di Elle Fanning per interpretare Jesse.
Lo sguardo da pesce lesso perso perennemente nel vuoto, l'espressione da cerbiatto impaurito (prima) e da altezzosa stronzetta (dopo) e la pelle tanto bianca da essere irreale sono pressapoco perfette per delineare il personaggio.

E dire che a me, fisicamente, Elle Fanning manco piace più di tanto.

Chiudo con due parole su Nicolas Winding Refn: parliamo di un regista di altissimo livello, forse non molto conosciuto ma in grado di dirigere dei veri film d'impatto come Drive, Solo Dio Perdona e, il mio preferito, Valhalla Rising.



Buona vita e buon gotto esplosivo pangalattico a tutti

Commenti

  1. Guarda, a me no è dispiaciuto ma davvero ci ho visto tanto Lynch... però esponenzialmente usato e quindi in parte naufragato^^

    Moz-

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    1. Non è dispiaciuto nemmeno a me, sottolineavo solo quanto ormai il cinema abbia virato verso un modo molto più ingarbugliato e complicato di raccontare una storia. Ricordo che una delle critiche che leggevo spesso riguardo a Nolan era l'eccessiva difficoltà di comprensione delle sue storie e la decisione di creare storie volutamente complicate. Guarda un po', a distanza di qualche anno alcuni dei migliori film in circolazione sono quanto di più complicato si possa immaginare.

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