COMUNICAZIONI NON VERBALI
Lo zoccolo duro degli ufologi mondiali ha poche colonne
portanti per le proprie teorie: contatto, studio e comunicazione. Se vi è mai
capitato di parlare con un appassionato di ufologia – e con questo intendo una
persona con delle convinzioni ferree, ma essenzialmente educata e vogliosa di
chiacchierare senza fare proselitismo - allora saprete già che le teorie
ufologiche ruotano intorno al fatto che
in una qualche epoca del passato alcuni alieni abbiano insegnato all’umanità
alcune nozioni essenziali per evolversi, in altri casi hanno agito di prima
mano modificando l’evoluzione a livello genetico, in altri ancora sono venuti per
studiarci con metodi ben poco gentili e, sotto certi punti di vista, molto da “umani”,
e in ultima analisi, alcuni popoli stellari hanno cercato di comunicare con noi
lasciando delle vere e proprie opere d’arte in modo che da queste potessimo
comprendere il loro messaggio.
Oggi lasciamo da parte eugenetica e abduzioni e parliamo di
questa comunicazione artistica non verbale ovverosia dei famosi cerchi nei
campi di grano.
Verso la metà degli anni settanta e poi per tutti gli
ottanta, nei campi di grano dell’Inghilterra (e in alcuni casi anche in
Svizzera e Australia) cominciarono ad apparire delle figure geometriche
circolari di grande armonia e precisione. I disegni proposti non potevano che
essere il frutto del lavoro di un qualche tipo di intelligenza consapevole e
per scoprire chi o cosa li avesse realizzati e come avesse fatto intervennero esperti e
studiosi da tutto il mondo e passò poco tempo prima che le teorie più disparate
cominciassero a circolare.
Teniamo presente che gli anni ’70 avevano ereditato dal
decennio precedente- caratterizzato dagli strascichi della Guerra Fredda – una notevole
predisposizione dei più al sospetto a tutti i costi, alla sfiducia nelle
versioni più semplici di fatti misteriosi e nella credenza a terribili
complotti in atto all’insaputa della popolazione. Inoltre, gli anni 60 erano
anche stati il periodo d’oro dell’ufologia con le polemiche che ancora tenevano
banco sull’incidente di Roswell (1947) e sulla presenza di alieni sul pianeta
Terra che collaboravano con il governo americano e da esso venivano protetti (come
nel caso dell’Uomo Falena a cavallo tra il 1966 e il 1967). In questo decennio
cominciò a diffondersi e consolidarsi la teoria secondo cui la base militare
Area 51 nel deserto del Nevada ospitasse resti di astronavi aliene da cui
scienziati militari senza scrupoli stavano copiando tecnologia militare da
usare per aiutare l’esercito americano.
Insomma, un minestrone emozionale che rendeva l’ipotesi
extraterrestre sull’origine dei cerchi nel grano sempre più affascinante. C’era
chi sosteneva che fossero il risultato dell’atterraggio di astronavi aliene,
chi li riteneva un regalo, un segno del passaggio di essere interstellari e chi
sosteneva invece che fossero dei messaggi con cui gli alieni volevano
comunicare con noi.
Perché poi degli esseri provenienti da mondi lontanissimi e
che avevano sviluppato un livello tale di tecnologia per coprire distanze
impossibili dovessero sobbarcarsi l’impresa per lasciare messaggi così criptici
nessuno è mai riuscito a spiegarlo in modo convincente. Eh, dicono alcuni, se
sono alieni non parlano la nostra stessa lingua e potrebbe anche essere che non
usano la parola per comunicare ma solo le immagini o il pensiero. Bene, dico
io, allora se sono riusciti a costruire un’astronave in grado di viaggiare
nello spazio e percorrere milioni di chilometri perché non riescono a costruire
un traduttore multilingua?
Sia come sia, dopo anni di speculazioni e di autoproclamati
esperti di simbologia aliena, nel 1991 un giornalista del quotidiano locale di
Southampton riceve una segnalazione. E’ stato avvistato un nuovo pittogramma in
un campo di grano della regione. Il giornalista si fionda con la troupe sul
posto indicato e cominciano ad arrivare esperti di ogni tipo finché, al culmine
del lavorio di meningi e flash, non sbucano due uomini, Doug Bower e Dave
Chorley che si dichiarano autori del pittogramma in questione e confessano di
aver creato quasi tutti i disegni scoperti negli ultimi anni. Motivo: una sera
al pub si annoiavano e dopo l’ennesima pinta hanno pensato che potesse essere
una buona idea.
I due buontemponi hanno spiegato anche il metodo che
utilizzavano il quale prevedeva corde e pezzetti di legno per piegare le
piante di grano e realizzare disegni complessi che spesso richiedevano anche
lunghe settimane di studio.
Ovviamente, nonostante la confessione, c’è stato chi è rimasto fermamente convinto che sia tutta una bugia e che dietro ci siano dei poteri forti che vogliono coprire la verità.
La cosa curiosa è che il lavoro di Bower e Chorley ha
ispirato tantissimi artisti che negli anni scorsi si sono esibiti in opere
straordinarie affinando la tecnica di piegatura delle spighe attraverso
complicati metodi scientifici tra cui l’utilizzo di microonde.
Insomma, una burla che ha affascinato parecchie persone e
fatto fare la figura dei fessi a molti esperti fatti in casa è diventata il pretesto
per creare un movimento artistico con buona pace degli ufologi integerrimi che
continuano a sostenere l’origine extraterrestre di opere che sono frutto dell’ingegno
e della sensibilità artistica umana.
E per ora è tutto, gente
Buona vita
Le ho sempre trovate forme artistiche geniali.
RispondiEliminaPiù forma d’arte che mistero insomma
EliminaI Cerchi nel Grano sono stati un mio grande amore nella mia adolescenza da ufologo amatoriale! Ricordo ancora un video in cui si vedevano delle luci sfrecciare su un campo di grano e creare dal nulla uno straordinario pittogramma. Fantastico! Ecco la prova! È così chiaro! E poi cominci a farti domande (tipo quella che fai anche tu sulle potenzialità di una certa civiltà aliena che riesce ad arrivare fin qui con Google Maps ma senza Google Traduttore...). E infine arrivano i buontemponi ubriachi. :)
RispondiEliminaResta comunque una bella forma d'arte, appunto ;)
E se google stesso fosse tecnologia aliena
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