Spaventi non convenzionali
Una volta l’horror usava i mostri e gli altri archetipi
orrorifici per ottenere nello spettatore quella sensazione a metà strada tra il
disgusto e l’angoscia che poi faceva montare la paura. Oggi, però, è difficile
ottenere quella sensazione usando gli stessi personaggi perché in linea di
massima il pubblico è “più sgamato” e per spaventarlo non basta più un faccione
ripugnante e tanto sangue. Oggi, se vuoi spaventare qualcuno devi connetterlo
con le sue paure più recondite, devi fare a pezzi tutti i suoi riferimenti e
lasciarlo lì, aggrappato a un salvagente che si sgonfia minuto dopo minuto, in
mezzo a un’oceano di incertezza.
Devi mettere in dubbio quello che lo fa sentire al sicuro.
In questo senso il regista Jordan Peele, premio Oscar per il
film Scappa – Get Out, ne abbiamo parlato QUI, ci fornisce una bella prova con Noi (Us in originale).
Cosa ci fa sentire al sicuro, oggi?
Facciamo parte di un sistema che si basa su tappe
fondamentali: cresci, trovi un lavoro che ti faccia guadagnare bene, ti fai una
famiglia, rispetti la legge e la società. Tutto questo ti fa sentire inserito
nello schema, credi di fare la tua parte e di meritare quanto di buono la
roulette russa della vita ha deciso che tu debba avere o non avere, provare o
non provare.
E se fosse tutto sbagliato? Se fare le cose per bene e
rispettare le regole non fosse sufficiente o abbastanza?
C’è un vecchio motivational che mi piace tanto: sei
responsabile tanto di quello che fai quanto di quello che non fai. In pratica
se un sistema ha degli errori i responsabili sono sia coloro che li generano
sia coloro che potendolo fare non li correggono. Un concetto estremo, bisogna
dirlo, ma che fa riflettere molto.
E Noi (Us) trae spunto proprio da questo concetto.
C’è una bambina, Adelaide, che a causa della distrazione dei
genitori si perde vicino a un Luna Park e va a finire dentro una casa degli
specchi. A causa di questa esperienza, Adelaide non parlerà per diversi anni e parecchi
anni dopo, tornando in quei posti da adulta insieme al marito e ai figli, la
sensazione di disagio tornerà con forza fino a trasformarsi in terrore. Perché?
Be’ non ve lo posso dire.
Attenzione alla figura metaforica dello specchio perché non
è buttata lì a caso. Che fa uno specchio? Riflette un altro me stesso, quindi
ci sono io e c’è l’altro e per estensione ci siamo Noi e ci sono gli Altri. Al
di là della semantica e della grammatica quello che abbiamo sono due categorie
che usiamo più di quanto non pensiamo.
Qualche esempio: noi (italiani) e gli altri (immigrati o
stranieri), noi (che mettiamo la mascherina) e gli altri (che non la mettono),
noi (che rispettiamo le regole) e gli altri (che non le rispettano)...
C’è sempre una linea nella sabbia che usiamo per definire lo
spazio del Noi e lo spazio degli Altri. E la cosa bella che dall’altra parte,
ribaltando lo schema, si fa la stessa cosa.
Forse non è la recensione che vi aspettavate su Noi (Us) di
Jordan Peele ma il fatto è che non si può raccontare più di quello che ho detto
prima su questo film perché sennò bisognerebbe rivelare parti della trama che è
giusto ogni spettatore scopra guardando il film.
Due parole però le posso spendere per la protagonista
femminile del film, Lupita Nyong’o. Eccezionale la sua interpretazione
considerato quanto deve essere stato difficile rendere la credibilità del
personaggio per una storia di questo tipo senza cadere nello stereotipo. Sono
rimasto molto colpito dalla sua bravura.
Personalmente credo che Noi (Us) faccia parte dei film
migliori che ho visto negli ultimi mesi soprattutto per le riflessioni che mi
ha fatto fare oltre al fatto di avermi fatto totalmente immergere nella storia
dei protagonisti.
Una caratteristica che mi piace molto di Jordan Peele è come inserisce la dinamica sociale come punto cardine dei suoi film. In Noi (Us) forse molto di più che in Scappa - Get Out è evidente il taglio polemico nei confronti del sistema e i problemi con le dinamiche sociali che si inceppano. Se mi passate un paragone un po’ estremo credo che ci sia
molto in comune tra Noi (Us) e Parasite, il film plurivincitore agli ultimi
Oscar, ne abbiamo parlato QUI.
Per ora è tutto gente, buona vita.
Bellissima recensione, della quale ho apprezzato sia i ragionamenti sulle regole imposte dalla società, sia la riflessione sul cinema horror.
RispondiEliminaIl genere horror per me è un genere che sopravvive a stento, perché oramai è già stato mostrato tutto. Allora ci vogliono idee nuove e comunque non devi spaventare, perché lo spavento è qualcosa che si esaurisce finita la visione del film, ma "angosciare" e far riflettere.
Cannibal Holocaust non fa spavento, disgusta e fa angosciare, e fa riflettere. "Chi sono i veri cannibali?". Già.
Grazie.
EliminaHai centrato perfettamente il punto del mio ragionamento. Quello che mette in discussione il nostro punto di vista della realtà, che ci fa riflettere può diventare motivo di angoscia e spaventare più di un mostro che salta fuori dall'armadio. Cannibal Holocaust è un esempio perfetto, io ho usato Parasite perché pensavo lo conoscessero più persone essendo meno cruento da vedere.
Come ti ho già scritto sotto la recensione di "Get Out", probabilmente questo film non l'ho proprio capito. Devo assolutamente rivederlo, perché non sei il primo (tra quelli di cui mi fido) che ne parla bene. Di sicuro mi sono perso qualche passaggio fondamentale, perché io, a tutta quella storia, proprio non gli riuscii a dare un senso per quanto fosse inverosimile. Ma ci riproverò di sicuro... promesso!
RispondiEliminaGrazie della fiducia. In ogni caso questo è un film molto complesso - secondo me - anche come messaggi e metafore. L'effetto straniante è forte per chi non è addentro alle questioni scottanti della società americana, forse questo potrebbe essere un passaggio delicato della visione del film.
Elimina