Come fregare l’evoluzione
C’è una nuova droga in città. A New Orleans comincia a
circolare una droga chiamata Power che, esattamente come promette il nome, conferisce a chi la assume poteri straordinari come la mimetizzazione, la
pirocinesi o una pelle estremamente resistente. Il tutto, però, solo per cinque
minuti e con un possibile effetto collaterale: non puoi sapere se il tuo corpo
accetterà il potere o se si disintegrerà rigettandolo.
Robin (Dominique Fishback) è una ragazzina che vive nel
ghetto e che per alzare un po’ di soldi si è messa a spacciare Power con la
protezione dell’amico poliziotto Frank (Joseph Gordon-Levitt) che per
combattere alla pari con criminali dai poteri fenomenali di tanto in tanto
prende anche lui qualche pillola. A loro si aggiunge il misterioso Maggiore Art
(Jaime Foxx) che irrompe in città a caccia dei produttori di Power con metodi
ben poco ortodossi.
Project Power si basa su un’idea che a prima vista sembra
molto semplice e buttata lì ma che invece è una piccola chicca che trae
ispirazione da una delle tematiche più classiche della fantascienza: la
bioingegneria estrema. L’evoluzione delle specie è una delle meraviglie della
natura che ha affascinato parecchi autori, da H.G. Wells e il suo L’isola del
dottor Moreau a Michael Crichton con il celebre Jurassic Park e con Project
Power siamo proprio in tema di modificazione genetica dell’essere umano con lo
scopo, già visto ma non per questo meno folle, di trovare una scorciatoia
genetica nei meandri delle possibilità dell’evoluzione umana e permettere così
all'uomo di acquisire caratteristiche ed abilità di cui la Natura non lo ha
dotato. Il succo del discorso è sempre quello: giocare a fare il Dio Creatore.
Il film, in verità, per quanto nato da un’idea interessante,
gestito bene a livello di sceneggiatura e interpretato ottimamente dagli attori
ha due brusche sterzate di trama che possono scoraggiare chi si immaginava di
vedere un film dove tizi con superpoteri se le danno di santa ragione per due
ore. Qui no. Partendo dal fatto che non è detto che la pillola non ti uccida e che
comunque non saprai che tipo di abilità acquisirai, in questo film il potere
sembra quasi essere secondario rispetto alle conseguenze di usarlo, quasi un
intralcio invece che un aiuto tant'è vero che il potere più figo lo si vedrà
solo alla fine.
Ma non si tratta solo di fantascienza. Project Power mette
in scena anche il tema degli abusi della ricerca scientifica rispolverando la
vicenda delle cellule HeLa realmente accaduta. Nel 1951 la trentunenne Henrietta
Lacks morì nell'ospedale di Baltimora a causa di una forma particolarmente
aggressiva e veloce di tumore all'utero. I medici – contrariamente alle norme vigenti
all'epoca – prelevarono dei campioni di tessuti dal corpo della ragazza senza il consenso dei familiari e si
accorsero che le cellule tumorali continuavano a dividersi, di fatto clonandosi,
anche dopo la morte biologica. Queste cellule straordinarie furono chiamate
HeLa dalle iniziali della giovane o anche cellule immortali e ancora oggi
vengono usate come coltura cellulare per sperimentare medicine, terapie e per
studiare malattie e virus. Se oggi la poliomelite, il morbo di Parkinson e
perfino l’herpes vengono trattate con farmaci adeguati si deve alla
sperimentazione sulle HeLa. Ma c’è un problema: oltre al fatto di essere
pericolosamente cancerogene e biologicamente aggressive, queste cellule
contengono un enzima in grado di bloccare l’invecchiamento. Una manna dal cielo
per sperimentatori senza scrupoli.
Tornando al film...
Project Power mi ha veramente sorpreso. Non stiamo parlando
di chissà quale capolavoro e sicuramente il fatto di essere andato direttamente
nel catalogo Netflix senza passare dal grande schermo lo ha tenuto alla larga
da un certo tipo di critica sempre più diffusa che si appiattisce tra
capolavoro o schifezza senza alcuna sfumatura in mezzo a questi due estremi.
Pur trattandosi di un film d’azione non ho trovato scene forzate e in generale
non mi sono mai annoiato durante tutto il film.
Io consiglierei di dargliela un’occhiata.
Per ora è tutto gente, buona vita.
Merita perché è diretto bene, recitato meglio e ha alcuni dialoghi non male, certo non funziona tutto alla perfezione (specialmente in alcuni passaggi), però si lascia guardare ;-) Cheers
RispondiEliminaConcordo con te.
EliminaE un'occhiata gliela darò eccome, allora... ;)
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