di Marion Zimmer Bradley
Leggere è una delle passioni che monopolizza il mio tempo
libero. Da quando ricevetti il primo libro in regalo, Robinson Crusoe di Daniel
Defoe, all’età di undici anni, il tempo passato con un libro in mano è
diventato il mio modo di allontanarmi dal mondo per arredare il mio palazzo
della memoria. E se oggi quel palazzo assomiglia a qualcosa a metà strada tra
una biblioteca e una stanza delle meraviglie lo devo proprio a quel primo libro
letto e riletto innumerevoli volte.
Visto che la lettura fa parte di me, perché non parlarne
anche qui?
E allora da oggi proverò a parlare dei libri che leggo, di
cui parlo già sul mio profilo Instagram, anche qui sul blog sfruttando uno spazio
che sto arredando quasi come quel palazzo della memoria di cui parlavo prima.
Le nebbie di Avalon è il libro numero 47 nel mio ruolino di
marci di questo 2020. Ho scelto di leggerlo perché faceva parte della lista
dei libri che voglio leggere e quando l’ho visto in bella mostra al mercatino
dell’usato che frequento spesso non ho saputo resistere. Poi a me le vecchie
edizioni dei libri piacciono tantissimo.
Questo romanzo è considerato uno dei classici fondamentali
del genere fantasy, un genere che bazzico spesso, e va a incastrarsi nella
serie di opere che compongono il Ciclo Arturiano ovvero tutti quegli scritti
che parlano della figura leggendaria di Re Artù, dei suoi cavalieri della
Tavola Rotonda e della mitologica Camelot.
Come ogni leggenda immortale anche quella di Re Artù è stata
oggetto di numerose interpretazioni che vanno dal contenuto storico/artistico -
l’opera Morte di Artù di Thomas Malory – ad altre dal carattere più d’intrattenimento
– La Spada nella roccia della Disney o la serie animata Prince Valiant – ma
Marion Zimmer Bradley fa qualcosa di diverso: si concentra su un aspetto molto
verosimile della leggenda in questione e ci scrive sopra un bel romanzo intriso
di suggestioni leggendarie, riferimenti storici, religione e femminismo.
Nella Britannia medievale la lunga mano di Roma si sta
ritraendo così si aprono le dispute tra i centri di potere rappresentati da
signori della guerra e piccoli sovrani regionali sotto la costante minaccia
delle invasioni dei Sassoni. In quest’ambiente politicamente incerto, i
regnanti cercano l’aiuto di guide sagge e si rivolgono ai depositari degli
Antichi Misteri, i druidi e le sacerdotesse della leggendaria isola di Avalon
ma una nuova corrente religiosa sta prendendo piede, ricevuta in lascito dal
mondo romano, ovvero il cristianesimo.
Oltre agli scontri politici, dunque, abbiamo gli scontri
ideologici tra il culto della Dea, antichissima religione praticata dai druidi,
e il nuovo culto di Gesù Cristo introdotto dalla neonata Chiesa. Questo è uno
degli aspetti più interessanti del romanzo della Bradley: mettere a confronto i
misteri della fede delle sacerdotesse di Avalon – costituiti da visioni
criptiche e rituali ancestrali - con la
liturgia della messa cristiana. Se da un lato il potere del sangue si attiva
attraverso il sacrificio dall’altro il sacrificio di uno è servito per versare
il sangue e connettersi quindi col divino. Per come la vedo io sono due
interpretazioni diverse della stessa filosofia solo che una è molto antica e
sempre più incomprensibile alle corti britanniche mentre l’altra semplifica
tutto e risulta quindi più abbordabile. Certo, ci sono delle sostanziali
differenze ma sarà quasi sempre Merlino a sottolinearne l’imprenscindibilità
instrinseca.
Altro punto a favore di Le Nebbie di Avalon è il femminismo. La storia ci viene raccontata da Morgana La Fata, figlia di Igraine e del duca Gorlois di Cornovaglia e nipote di Viviana, la Dama del Lago di Avalon. Morgana è il personaggio che fa il percorso più completo all’interno della storia: prova il distacco dal mondo materiale mentre viene iniziata ai Misteri ad Avalon, prova l’amore prima per il fratello Artù e poi per Galahad, l’odio nei confronti della cristianissima Ginevra fino ad arrivare a un’illuminazione che per troppo tempo aveva scacciato.
Sua acerrima nemica sarà Ginevra, la Grande Regina di
Camelot che struggendosi di desiderio per il primo cavaliere della Corte di
Artù, quel Galahad poi chiamato Lancillotto, finirà per tessere sottili trame di
vendetta nei confronti di Morgana solo perché quest’ultima è amata da Artù e
dallo stesso Lancillotto.
In generale i personaggi femminili del romanzo sono quelli
più profondi e più attivi all’interno della storia: mentre gli uomini pensano o
a combattere, o a organizzare tornei o a saltare di letto in letto, le consorti
reggono sulle proprie spalle il complicato costrutto delle corti medievali
spesso prendendo le decisioni più importanti e determinando i destini di tutti.
Ho pensato che questa scelta stilistica sia stata scelta per ricondurre al tema
della Dea Madre venerata in Avalon in contrapposizione al Cristo che invece
vuole soppiantarla.
Il punto dolente di Le nebbie di Avalon è invece rappresentato
da una parte centrale molto lunga, lenta e – almeno per me- noiosa. A tenere
banco è il rapporto tra Ginevra e Lancillotto. Quello che loro dicono essere un
sentimento puro finisce per ferire tutti quelli che gli gravitano intorno,
tanto le persone a cui vogliono bene quanto quelle che odiano, ma il punto
cruciale è che si torna su questo tema troppe volte ed è come se questa
dinamica volesse prendersi il ruolo di protagonista. Ne consegue che le parti
avvincenti sembrano diluite in una decina di capitoli e quando la storia
acquista dinamismo arriva sempre il capitolo struggente che rallenta il tutto.
Per essere un fantasy, Le nebbie di Avalon lo è. Ci sono
tutti gli elementi canonici: magia, oggetti magici, predestinazione e predestinati,
creature mitologiche. Ma tutto questo non riesce a rendere il tutto fantastico
come hanno fatto Tolkien, Licia Troisi e Robert Howard.
Il mio voto: 2 su 5
Arrivederci gente.
L'ho letto così tanto tempo fa che sinceramente non lo ricordo! Ovvero: mi deve'essere piaciuto perchè poi ne ho acquistati altri di Marion Zimmer Bradley. Credo che per quei tempi il punto di vista femminile su vicende tradizionalmente "maschili" fosse una cosa all'avanguardia.
RispondiEliminaEssendo stato pubblicato negli anni '80 credo fosse abbastanza coraggiosa come scelta. Secondo me è apprezzabilissima anche oggi.
EliminaPensa, a me piacque abbastanza proprio perché NON è eccessivamente fantasy... cioè, c'è tutto ma resta molto ancorato a una dimensione pseudostorica^^
RispondiEliminaMoz-
Si, ottima valutazione.
EliminaMi ha sempre affascinato come storia ma non ho mai provato a leggerlo davvero. Questo tuo post mi ha fatto venire voglia di passare ai fatti ;)
RispondiEliminaSono contento. Chiederó ai discendenti della Bradley il mio compenso.
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