Mi ha sorpreso
Quando vado andavo al cinema una delle abitudini che adoravo
era quella di sedermi in sala e godermi tutti i trailer che mandavano sullo
schermo prima del film per il quale ero lì. Era una cerimonia personale che
seguivo quasi come un rituale religioso e se non potevo farlo perché a volte la
compagnia con cui andavo non me lo permetteva ci rimanevo parecchio male.
Così è proprio in una delle ultime escursioni
cinematografiche che durante i trailer adocchiai un thriller italiano che
attirò la mia attenzione: Il talento del calabrone. Un bel trailer e un titolo
insolito e la mia curiosità si accese.
Poi, però, la ben nota pandemia resettò qualsiasi cosa e
questo film uscì dai miei radar fino all’altra sera quando, scorrendo le novità
su Amazon Prime Video, mi appare di nuovo davanti agli occhi e il resto lo
potete ben immaginare.
Il talento del calabrone è un film italiano per la regia di
Giacomo Cimini che sarebbe dovuto andare in sala nel marzo 2020 ma che è stato
distribuito a partire dallo scorso 18 novembre sulla piattaforma Prime Video.
Si tratta di un thriller che inizia in modo abbastanza lineare e tranquillo ma
che vira piano piano verso una tensione crescente.
Siamo a Milano in una notte di fine estate. Il giovane e
famoso DJ Steph (Lorenzo Richelmy), astro nascente del mondo radiofonico, sta
conducendo una trasmissione notturna durante la quale riceve le chiamate dagli
spettatori. A un certo punto riceve la telefonata da un certo signor Carlo (Sergio
Castellitto) che dopo qualche convenevole gli dice che sta per suicidarsi con
una bomba che trasporta nella sua macchina in giro per la città. Poco dopo, in redazione
arriva anche il tenente colonnello Rosa Amedei (Anna Foglietta) a dirigere
quella che diventerà presto la notte più lunga per il capoluogo lombardo.
I punti di forza di Il talento del calabrone sono la struttura, l’evoluzione dei personaggi e la tensione emotiva.
L’ossatura del
film assomiglia a un cono rovesciato: all’inizio la narrazione è ampia e
dominata dall’ego di Steph e dalla sua sicurezza davanti al microfono, poi si
aggiunge il signor Carlo e il tenente Amadei e il tutto raggiunge la sua
massima larghezza narrativa. Da un certo punto in poi, però, tutto comincia a
convergere verso un punto, tutto si restringe e diventa quasi claustrofobico, ma
anche magnetico perché vorrete sapere cosa c’è nella punta del cono.
Mentre la narrazione si restringe anche il comportamento dei
personaggi e la loro presenza scenica cambiano. La sicurezza di Steph verrà
messa a dura prova e il ragazzo attraverserà tutte le fasi emotive di chi è
messo all’angolo: non può interrompere il collegamento e non può ribellarsi
alle richieste di Carlo per evitare il peggio. Steph passa così dalla sicurezza
alla rabbia e infine allo sconforto. Contemporaneamente lo spazio lasciato dal
ragazzo viene riempito da Carlo che da metà film in poi sarà la calamita di
tutte le attenzioni e tutti ci chiediamo: perché lo fa?
Rosa Amadei è forse l’unico personaggio che risente molto
della stereotipizzazione. Il tenente colonnello è una donna tosta e determinata
che sa tenere a bada Carlo e l’esuberanza arrogante di Steph e sarà sua
l’idea che porterà a scoprire l’identità di Carlo.
Infine la tensione emotiva. Sin da subito si capisce che
sotto la superficie di un apparente tranquillità si nasconde una tempesta e
quando la tempesta in questione arriva finisce per travolgere tutto e tutti. E,
alla fine, tutti ci rimettono in maniera diversa.
Il talento del calabrone è un film che mi ha sorpreso per i
motivi di cui ho scritto prima, ma anche per la semplicità con cui viene
imbastita e sviluppata la storia. In un’ora e mezza si concentra una bella
storia di tensione che mi ha lasciato piacevolmente soddisfatto.
In ultima analisi questo film è un onesto thriller nostrano.
E per ora è tutto gente, buona vita.
P.s: il film contiene anche una specie di omaggio a Resident Evil di Paul W.S. Anderson.
Ne parlano tutti molto bene. E sono molto curioso di vederlo, anche per questa sorta di omaggio a Resident Evil di cui parli. :D
RispondiEliminaHai i suoi difetti ma riesce a tenere la tensione fino alla fine.
EliminaMolto bello, un film poliziesco/di genere in Italia, un gradito ritorno.
RispondiEliminaLei mi piace sin da La Squadra, apprezzata ancora più in Distretto... insomma, sempre poliziotta.
Posso immaginare che forse Castellitto alla fine si dirigerà proprio contro la sede radiofonica, o che sia legato a uno dei due protagonisti... chissà...
Moz-
La Foglietta si è specializzata in questi ruoli. A me in generale piace cone recita anche se qui è andata fuori registro un paio di volte. Credo che peró il problema sia com’è stato scritto il suo personaggio
EliminaAnch'io lo voglio vedere, e poi Castellitto è uno dei migliori attori italiani viventi..lo spunto di partenza del DJ notturno mi aveva fatto pensare al romanzo di Faletti "Io uccido", ma poi scopro che va tutta in un'altra direzione
RispondiEliminaIo uccido è sicuramente nell’aria anche se ho letto che l’ispirazione maggiore potrebbe essere un film coreano che non ho visto e di cui non faccio il nome per evitare spoiler
EliminaE' un film girato con pochi mezzi, anche un po' ingenuo, non del tutto riuscito (il personaggio della Foglietta è improponibile) però... funziona, innegabilmente funziona. E' un film affascinante e ben costruito, che regge la tensione per tutta la sua breve durata (è un complimento). Non è poco.
RispondiEliminaIl destino nel nome. Il calabrone non ha la struttura adatta al volo ma vola. Il film ha dei difetti ma funziona lo stesso.
EliminaBenvenuto su Pulp Standoff
Avrei preferito che fosse però in stile Talk Radio di Stone invece che Phone Boot di Schumacher. ;)
RispondiEliminaEh, le somiglianze si sprecano...
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