...COSI’ MI SFOGO UN PO’
Qualche anno fa ho passato un periodo pesante che si è
protratto per tanto tempo. Causa fattori esterni che incidevano non poco sulla
mia vita mi ritrovavo a girare a vuoto e continuare a indugiare sugli stessi
errori come se non ci fosse alternativa. Poi, su consiglio di un’amica,
cominciai a mettere nero su bianco la situazione.
Ho comprato un quaderno e ho cominciato a scriverci tutto
quello che mi ricordavo delle cose che mi erano successe negli ultimi anni,
delle persone che erano entrate e uscite dalla mia vita, di quello che avevano
lasciato di buono, delle macerie che si erano lasciate dietro. Insomma, un po’
di tutto. Tempo niente ero ritornato a molti anni prima seguendo una linea di
ricordi che mi ha portato molto indietro nel mio passato.
E’ stata una delle cose più difficili che io abbia mai fatto
perché mi ha messo di fronte a conti aperti con me stesso che andavano chiusi,
o che sarebbe stato meglio chiudere, situazioni in cui credevo di essere
vittima e invece ero stato carnefice (anche di me stesso), responsabilità che
pensavo di non avere o di essermi preso, ma non lo avevo fatto. Praticamente ho
fatto un viaggio nel mio passato per vedere se fossi riuscito a mettere
d’accordo tutti i miei io precedenti e nel farlo ho capito cosa si intende per
EGO.
Mettersi faccia a faccia con il proprio EGO è una sfida difficilissima perché non ci sono scuse o attenuanti, lui ti rinfaccia tutto e se gli lasci il controllo della scena è la fine.
Quando cresci in un ambiente
particolarmente giudicante, com’è successo a me, impari a esporre sempre meno
di te stesso, ti abitui a tenere le tue idee per te perché sennò vieni deriso, impari a mostrarti poco e a conformarti con quelli che ti stanno intorno perché se
poco poco mostri di essere più profondo, più attento al particolare, insomma
meno superficiale, finisce che ti prendono in giro spietatamente. E a quel punto
possono succedere due cose: la prima è che finisci per alimentare sempre di più l'odio nei confronti di quelle persone e non appena ne hai l’occasione ti
vendichi; la seconda è che costruisci una cassaforte per nasconderci dentro
tutto le cose che ritieni belle, i pensieri, le parole, le idee. Le metti là
dentro e le custodisci, ma poi te ne scordi e a lungo andare le cose belle
rimangono nascoste e quelle così così, che avevi giurato essere solo un
travestimento per adattarti all’ambiente, finiscono per rappresentarti.
In pratica quello che si vede è la peggiore versione di
quello che potresti essere.
Il mio alter-ego si è nutrito di risentimento per anni, mi
ha aiutato e indossare il vestito del conformismo per essere un figlio di cui
essere fieri, un amico su cui contare, un compagno fedele e attento, una brava
persona. E pazienza se per fare tutto ciò dovevo inghiottire palettate di
fango.
Grazie a quei quaderni mi ci sono fatto una bella
chiacchierata con il mio alter EGO e ne sono venuto fuori diverso, consapevole
che il lavoro non è ancora finito e che per quanto si possa chiedere scusa agli
altri e a se stessi per le proprie mancanze, il perdono è un’investimento che
rende soprattutto a chi lo concede.
Ci ho fatto pace con quel mio alter-ego, gli ho dato anche
un nome e ogni tanto ci scambio qualche parola per non farlo sentire
inascoltato e abbandonato.
E per ora è tutto gente, buona vita.
Caspita, e non è da tutti.
RispondiEliminaNé scrivere lucidamente di sé, né rivedere (rileggendo) certe cose.
Prché poi le hai analizzate, le hai scrutate cercando altri punti di vista, non ego-istici.
Complimenti.
Moz-
Me lo chiedevo spesso perché mi stessi sottoponendo a questa "autopsia del passato" e solo alla fine ne ho compreso la motivazione.
EliminaGrazie.
Prima che leggessi tutto il post.. avevo già formulato un pensiero che hai sottolineato proprio tu, alla fine: fare amicizia con quell'ego, con le cose dolorose e quelle nemiche, ma soprattutto non pensare mai che si debbano inghiottire palettate di fango per essere compagni fedeli, amici premurosi o figli devoti. Nella vita le cose belle le devi tenere a vista, questo si, mentre la tendenza è tenerci quelle brutte, rimuginarci sopra e rovinarsi il fegato. Persone e avvenimenti pessimi ci sono, esistono, ma devono occupare il tempo che hanno trovato, e poi seccarsi al sole fino a rimanere addirittura un bel ricordo, testimone di come li hai snobbati. Per il resto ci sono solo cose belle, interessanti, vivaci e curiose, come il tuo ego da portare a spasso e dedicandogli pure un post...pensa come gongola mentre si legge... ahah
RispondiEliminaHa gongolato parecchio devo dire anche se non è molto contento del mio impegno di sottrarlo dalle conversazioni e dai dibattiti. Non ci vuole stare proprio.
Elimina“E strappo i fogli del mio passato ma non li getto via ..per non scordare quello che ho dato!”
RispondiEliminaPiù che alter ego secondo me abbiano tanti noi stessi ..ci evolviamo ..cambiamo in base anche alle nostre esperienze.
Soffermarsi e parlare con noi , riconoscere gli errori e sapere di avere superato certi scogli è sempre un primo passo per star bene.
Io dico che bisogna star bene con se stessi , prima .
Egoisticamente forse.
Figurati: stare bene con se stessi è un concetto di base per il benessere psicofisico di una persona.
EliminaSono d'accordo con Miki. Hai fatto un lavoraccio su te stesso ed in questo post.
RispondiEliminaIo non ne avrei il coraggio. Conosco i miei limiti, e ci convivo bene, in quanto apprezzo il mio modo di essere, con tutte le sue imperfezioni.
Però non amo fare i conti con me stessa e con la vita che ho e che non sarebbe quella che desideravo.
Quindi non avrei mai scritto una sola parola su quel quaderno.
La prima frase è stata un macigno. Ed ero solo a casa, nessuno di cui vergognarsi
EliminaPost molto personale, intimo, ti leggo e mi ritrovo in molte cose. L'ho fatto anch'io il tuo lavoro, scrivendo parti della mia vita proprio negli ultimi anni e le ho racchiuse in poesia. È stata una terapia che mi ha permesso di parlare con me stessa, mettendo in musica alcuni passaggi che nel mio passato erano stati come marce lente o paragonabili a una batteria impazzita. Trovo che sia una forma di terapia davvero incisiva la scrittura, l'importante poi è riuscire a metabolizzare, a risistemare tutte quelle emozioni che escono fuori e restano lì un po' a infestare l'aria.
RispondiEliminaL'orgoglio è necessario per una sana consapevolezza di sé, è triste dover nascondere parti di noi, non lo trovo sano, col tempo tutto quello che hai nascosto si deposita su una zona del tuo corpo provocando addirittura disturbi che somatizzi e lavorano contro di te. Vogliamo essere apprezzati, essere amati, nascondiamo la nostra essenza per compiacere, ma per piacere, piacere veramente è necessario dimostrare chi siamo, chi si ferma con noi alla fine sono soltanto le persone che veramente ci vogliono bene, proprio per quello che siamo. Non saranno tanti, ma bastano, quando sei in sintonia con te stesso, non reprimi niente, la serenità poi permette di vivere anche con altri rapporti meno pesanti di conseguenza, è una conclusione alla quale si arriva sempre.
E poi chi sono gli altri? Persone che come noi cercano il loro posto, ognuno con le sue battaglie, il suo percorso; la vita è oggi, vola, è una sola, un viaggio a tappe, le persone come te così introspettive forse soffriranno di più, ma arrivare a conoscersi veramente e volersi bene è il tesoro finale.
Il lavoro l’ho fatto anche per trasformare una sofferenza in un punto di forza. Mi ero abituato a costruirmi un’armatura ma ho scoperto che è più utile schivare piuttosto che parare i colpi
EliminaL'armatura bisogna toglierla, eccome. E non bisogna parare i colpi, né schivarli. Bisogna imparare ad assorbirli, secondo me. Facendo "brillare" noi stessi. Giocare d'attacco, non in difesa. Mettendo in luce il nostro talento (i nostri talenti per chi ha la fortuna di averne più di un uno). Sono lezioni che ho imparato nell'ultima parte del 2020..
Elimina"Vogliamo essere apprezzati, essere amati, nascondiamo la nostra essenza per compiacere, ma per piacere, piacere veramente è necessario dimostrare chi siamo, chi si ferma con noi alla fine sono soltanto le persone che veramente ci vogliono bene, proprio per quello che siamo".
Esatto Lory...è proprio così...Quando si è giovani soprattutto si cerca di essere apprezzati un po' da tutti e si tende a nascondere noi stessi...ed è un errore fatale, perché poi non si è in pace con se stessi...
Più che schivarli forse assecondarli piegandosi per assorbirne l’energia. E poi usarla per qualcosa di positivo. È un po’ zen come visione ma funziona
EliminaHo fatto il tuo stesso lavoro, qualche anno fa. L'autobiografia come terapia, conoscenza di sé "nero-su-bianco". E' un lavoro difficile e, come hai sottolineato, non esattamente indolore.
RispondiEliminaSei stato bravo e forse anche un po' fortunato: non per tutt* le conseguenze dello snudare la propria anima portano lo stesso positivo risultato. Hai la mia stima.
Grazie mille. Ho raccontato la parte bella, quella meno bella me la tengo da parte per analizzarla meglio.
EliminaNon deve esser stato facile, io per primo non so se ci riuscirei, sopratutto non so se sarei in grado di metter tutto nero su bianco come hai fatto tu. Non solo hai la mia stima e il mio rispetto ma anche tutta la mia invidia (bonaira intendiamoci) per esser riuscito a compiere un percorso che io sto tentando invano di intraprendere da anni.
RispondiElimina...bonaria... ;)
EliminaDiciamo che la cosa più difficile è trovare il coraggio per iniziare, poi ci si prende anche gusto
EliminaBellissimo post, Mick.
RispondiEliminaPure per me è stato così, in questi mesi, anche se senza fogli di carta.
Chiudere i conti per sempre con il passato, con le persone che hanno fatto parte della mia vita per poi uscirne. E recuperare quelle che sono state persone d'oro e io, cieco, o pavido, perché avevo paura che quelle persone potessero non volermi bene e non stimarmi.
Io più che di alter ego parlo sempre di uno, centomila e nessuno.
Adesso è sparito il nessuno e le parti si sono ricomposte in un'unicità. :)
Mi fa piacere che quest’esperienza ti abbia giovato. È difficile e per certi versi anche doloroso, e ci vuole tanta tenacia. E coraggio per parlarne o scriverne
EliminaCiao Mick.
RispondiEliminaMi ha colpito molto questo tuo scritto.
Conosco persone che vivono in famiglie ed ambienti dove si chiacchiera troppo, si fingono amicizie dovute a mero interesse e dove il pettegolezzo è priorità scambiata per curiosità e volersi informare.
Tutta apparenza e finzione che ha portato tali persone a restare sempre in silenzio e non dover mai dire la propria ad interiorizzare talmente tanto da considerarla una cosa normale e dovuta, solo perché si è diversi e non si vuol fare del male a nessuno. Mi è sempre dispiaciuto tanto per loro.
Ho cercato di essere una buona amica, anzi conoscente, perché la loro sfiducia nella gente li ha portati a mantenere sempre le distanze con chiunque, controllando ogni parola.
È così difficile e non so davvero come riescano a vivere serenamente in questo modo. Il brutto è che chi dice di amarli tanto non se ne accorge neanche.
Mi dispiace tanto per loro ma non saprei proprio come aiutarli.
Non so se ho compreso bene quel che hai scritto ma mi è sembrato fosse attinente a ciò che ti ho raccontato.
Scrivere è stata una grandissima idea. Ti ha permesso uno sfogo e ti ha messo davanti la giusta strada per continuare la tua vita serenamente.
Sii solo te stesso e vedrai che avrai uno sguardo migliore su tutto.
Lascia fuori quel che non ti piace ed insegui solo ciò che ti fa star bene.
Tutto qui. Ciao ed abbraccio.
Si, ti sei avvicinata tanto al focus del mio post.
EliminaAggiungo che scrivere mi ha permesso di sciogliere tanto risentimento nei confronti di alcune persone. Alla fine sei tu che scegli l’adattamento all’ambiente e non l’ambiente per te. Salvo alcune eccezioni.
Molto bello questo post..e così d'istinto mi ha ricordato Riky e la profondità che ci mette spesso nel suo spazio attraverso alcuni post .Ma mi è saltata subito all'occhio ,dal titolo del tuo post, anche la parodia di un incipit di Dalla , "l'anno che verrà".
RispondiEliminaSpero mi perdonerai se mi sono soffermata su questa sorta di collegamento anche con un autore così importante distaccando quell'accezione negativa dell'ego per rielaborare un pensiero dove vede protagonista sempre il "senso"terapeutico della scrittura volto ad un "amico" quello più vicino a noi stessi,se non proprio il se stesso che dialoga con quel suo se interiore.
Quindi dalle prime due righe di quel testo si collega perfettamente il titolo del tuo post ed il suo "senso nascosto".-Caro ego ti scrivo ...così mi sfogo un po..-
"Caro amico ti scrivo così mi distraggo un po'
E siccome sei molto lontano più forte ti scriverò."
Come a voler far emergere da una lontananza dell'io , il valore ed il senso di quella sua/tua interiorità con una determinazione e insistenza proprio attraverso la scrittura per far emergere
quel Senso interiore magari lo stesso da cui Dalla stesso attingeva per denunciare una visione di mondo esteriore .
Spero mi perdoni se ho "vagato " un po ..ma complimenti per queste capacità di analisi che come vedi mi hanno un po contagiata piacevolmente e che forse troverai poco attinenti:)...ciao .
L.
Ciao, il riferimento a Dalal era voluto proprio nell’accezione dell’amico con cui comunicare, riferito all’ego ovviamente.
EliminaFigurati, bello vedere che anche il titolo apre spunti di discussione
"...bello vedere che anche il titolo apre spunti di discussione".
EliminaBello sentire le connessioni :)...più che altro è questo il Senso grande che ho percepito dal tuo post ... grazie!
L.
Mi fa piacere aver iniziato qualcosa di buono
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