Communication Breakdown
Uno dei saggi che ho letto nel 2020 e che mi ha colpito di
più tanto da finire nelle mie consultazioni pressoché giornaliere è Della
gentilezza e del coraggio – Breviario di politica e altre cose di Gianrico
Carofiglio. E’ un libro relativamente breve di poco più di 100 pagine in cui lo
scrittore barese affronta il tema del dibattito pubblico proponendo una
strategia in tre punti per parteciparvi arricchendolo: le parole chiave sono
gentilezza, coraggio e capacità di dubitare.
Non sto qui a dilungarmi sul saggio perché sennò questo post
diventa lunghissimo e perché ho intenzione di parlarne in maniera approfondita
prossimamente.
Mi concentro sulla capacità di dubitare. Carofiglio scrive
che lo strumento cardine per contrastare tutte le forme di esercizio opaco del
potere è l’arte del dubitare domandando. In pratica, porre domande è né più né
meno un’attività sovversiva contro ogni forma di autoritarismo, palese o
mascherato che sia. La qualità della vita democratica in effetti dipende dall’efficacia
delle domande che i cittadini sono capaci di porre.
Inutile soffermarsi sull’esercizio del potere politico in
Italia poiché ci annoieremo a morte, finirei per dire cose non precise (visto
che non è il mio campo di studio) e andiamo diretti a un altro “cosiddetto”
esercizio del potere ovverosia la gestione e la diffusione delle informazioni,
la stampa e i giornalisti.
Che il mondo dell’informazione professionale sia un accumulo
di potere è evidente da decenni, che questo potere finisca spesso per influire
sulla vita politica e pubblica dei cittadini è altrettanto chiaro e, infine,
che la stampa (inteso come l’insieme dei giornalisti, non la testata
giornalistica) rappresenti una sorta di autorità riconosciuta è incontestabile.
Riguardo l’autorità, il mio divulgatore preferito Massimo Polidoro, dice:
possiamo credere che qualcosa sia vero perché ce lo dice qualcuno che
rispettiamo. In questo caso, la stampa attraverso la sua capillare
distribuzione delle notizie, viene riconosciuta come un’autorità nel campo dell’informazione.
E giustamente aggiungo io.
Il problema nasce quando la capacità di dubitare mette in
crisi quell’autorità. Se vado alla ricerca della fonte di una notizia, del
pozzo da cui proviene il flusso delle informazioni che sto seguendo e quel pozzo
lo trovo inquinato dal senso comune, dall’aver scambiato opinioni personali per
fatti accertati, dai personalismi e dalle logiche di acchiappo per quanto
riguarda abbonamenti e click online, comincio a chiedermi: mi posso fidare? Ed
ecco che il costrutto dell’autorità crolla e tra le macerie si intravede sempre
più nitido un’esercizio di potere ambiguo e finalizzato.
L’altro ieri un mio amico giornalista riportava sulla sua
pagina Facebook un articolo pubblicato dal sito/blog Wittgenstein (afferente a
Il Post) che analizzava come si possa passare da un comunicato stampa fazioso a
diversi titoli fuorvianti sui giornali per mezzo di una superficialità
imbarazzante. Nell’articolo, che trovate per intero a questo link, l’autore
riprende un comunicato stampa di Coldiretti frutto dell’analisi (non riportata
e non contestualizzata, come al solito) dell’impatto della riapertura dei
ristoranti sulla popolazione italiana: secondo questa “analisi” prima del Covid
il 67% degli italiani andava a mangiare fuori nel weekend.
Sui alcuni giornali di sabato questo dato diventa: nel
weekend 7 italiani su 10 vanno a mangiare fuori. Dopo il titolone (fuorviante)
continua con le classiche tematiche per suscitare le sensazioni del lettore
medio usando parole chiave come boccata d’ossigeno, risvolto della medaglia, zona
gialla e assembramento.
E’ evidente che ci troviamo di fronte all’ennesimo articolo
sensazionalista che punta a emozionare e dimentica di informare. Se da un lato
si vuole rassicurare sul fatto che nel primo weekend di zona gialla a Roma
tanti sono andati a pranzare fuori generando un considerevole incasso di oltre
5 milioni di euro (questa cifra com’è stata calcolata? In base a quali dati?)
quei tanti però si sono assembrati e hanno messo a rischio la tanto attesa
normalità a cui si vorrebbe ritornare.
Eccallà, si dice in romanesco, torniamo sempre lì: attirare le attenzioni sulle emozioni e non sui fatti, scatenare le ire dei fondamentalisti (dell’una e dell’altra parte), provocare oceani di commenti al vetriolo in cui tutti insultano tutti, tutti vogliono avere ragione e nessuno si prende la briga di verificare che quello che hanno appena letto, anche solo il titolo, è un’assurdità.
Perché se 7 italiani su 10 sabato sono andati a
mangiare fuori allora significa che il 70% degli italiani era al ristorante
sabato o domenica, il che vuol dire che 42.252.000 italiani (italiano più o
italiano meno) erano al ristorante. Essendo la popolazione italiana di 60,39
milioni di abitanti e togliendo i neonati, i centenari o giù di lì, tutti i
malati ospedalizzati o domiciliati, chi lavorava in un settore diverso dalla
ristorazione e quei quattro gatti (a questo punto) che hanno mangiato a casa,
vuol dire che quelli che non rientriamo nelle suddette categorie ERAVAMO TUTTI
AL RISTORANTE. Può mai essere possibile? Evidentemente no, ma l’articolo dal
titolone emozionante ieri su Fb aveva centinaia di commenti.
A chi giova tutto ciò? Questo costante inquinamento dei
pozzi, come può tornare in qualche modo utile al dibattito pubblico?
E’ possibile che le logiche del guadagno siamo più
importanti di fallire la responsabilità nei confronti della verità, dell’etica
del lavoro giornalistico, della verifica delle fonti?
E’ necessario che il dibattito pubblico si riduca a quello
schifoso scambio di insulti che si vede sotto ogni articolo in rete?
E per ora è tutto gente, buona vita.
E verificate le fonti, se potete.
Allora, da addetto ai lavori.
RispondiEliminaQuesta volta lo scivolone è stato grave, grosso.
Nelle redazioni oggi lavoriamo troppo con i comunicati stampa, ma perché non c'è tempo, essendo le redazioni sottodimensionate.
Però in questo caso il problema è proprio nel testo, che ha travisato il comunicato stampa.
Infatti è un problema che va oltre al titolo "acchiappaclick".
Il giornalismo infatti lo hai riassunto ahimè bene:
"Attirare le attenzioni sulle emozioni e non sui fatti, scatenare le ire dei fondamentalisti (dell’una e dell’altra parte), provocare oceani di commenti al vetriolo in cui tutti insultano tutti, tutti vogliono avere ragione e nessuno si prende la briga di verificare che quello che hanno appena letto, anche solo il titolo, è un’assurdità".
Con la mia testata stiamo andando in direzione opposta: nel breve periodo (metti tipo un anno) abbiamo perso molti accessi, perché si cerca proprio di limare ogni cosa, di evitare che possano partire sui social quei meccanismi..
Io preferisco così...
Poi a livello di stampa nazionale ci sono molte "brutture"..c'è sempre la ricerca del negativo..non parlo ovviamente della cronaca, ma dell'attualità...
Infatti speravo molto in un tuo commento da addetto ai lavori.
EliminaAmmiro la scelta della tua testata perché la trovo in linea con una deontologia professionale che si sta andando a perdere: come se io dicessi ai ragazzi che 2+2 fa 5 perché così fa più scalpore.
Noi abbiamo mangiato a casa come sempre, anche perché qui siamo ancora "arancioni".
RispondiEliminaNon parlarmi di fake news e titoli faziosi che perdo completamente le staffe.
All'inizio mi indignavo e cercavo di ristabilire l'ordine, quantomeno tra le mie strette conoscenze. Adesso, invece, faccio spalluccia e lascio correre.
Ne va delle dimensioni del mio fegato, che si fanno sempre più grandi.
Noi siamo stati invitati al compleanno di un'amica in un locale dove facevano rispettare tutte le regole di contenimento, quindi abbiamo mangiato fuori. Però so per certo che i miei genitori e mio fratello e fidanzata non sono usciti quindi hanno riequilibrato la statistica.
EliminaHo letto anch'io dello scivolone dei "7 su 10" fuori :) veramente incredibile...che poi, proprio in questi giorni a proposito di castronerie giornalistiche, è venuta fuori la notizia di un tale attore di nome Alex Van Damme aggredito a Roma, e qualche giornale ha corredato la notizia con la foto di Jean Claude Van Damme :/
RispondiEliminaSi questa l'ho letta ieri mattina. Manco controllare: una cosa allucinante. Per non parlare di come Repubblica sta raccontando le proteste degli studenti di alcuni licei romani esponendoli alla gogna mediatica, roba che se fossi un genitore li denuncerei su due piedi.
EliminaDa sempre bisogna fare la tara ai giornali, ai tg, ai rotocalchi da parrucchiere.. ma pure ai fumetti e alle fanzine, a facebook e ai blog. Più la spari grossa e più hai speranza che qualcuno accorra, legga, scriva, commenti, stupisca.
RispondiEliminaFunziona così.
Male.
E comunque non saranno stati il 70%, ma una marea di imbecilli si è ammucchiata a fare baldoria. Se apriranno tutto temo bruttissime ripercussioni.
Franco hai ragione. Noi eravamo in un locale con degli amici e abbiamo rispettato uso di mascherine e distanziamenti ma in giro se ne vedono tanti che non sanno autoregolarsi e cedono alla smania del divertimento a tutti i costi. Purtroppo non c'è prevenzione per la stupidità.
EliminaPenso che Riccardo abbia già detto tutto.
RispondiEliminaOggi non si racconta, non si va sul campo, si rielaborano dati mandati da chissà chi.
Non ci se li cerca di persona.
È finito quel giornalismo, l'inchiesta... Si deve stare al passo coi tempi, e i tempi purtroppo sono i siti e i blog bastardi da clickbait.
E da qui nascono articoli sensazionalsitici e/o emozionali.
Moz-
E' un vero peccato
EliminaÈ anche questo un argomento interessante (che in qualche modo lo ricollego a quello di due post indietro)perché se è vero che molte fonti sono in contrasto tra loro è anche vero che la gente si affida a quella in cui si riconosce di più...Poi comunque un pozzo inquinato non ci esime dall'approfondire una notizia anche a livello di conoscenza personale .Tipo i ragionamenti a cui giungi
RispondiEliminatu stesso nel post ...
Massimo Polidoro ha inquadrato perfettamente gli stessi punti che tu hai evidenziato .. Se non ci si può affidare all'autorità,al senso comune,alla logica e all'esperienza mistica dopo averle vagliate tutte a cosa ci affidiamo per comprendere meglio il mondo in cui viviamo ,se non alla scienza!?
Per cui si deduce che possiamo credere che qualcosa sia vero perché ce lo dice qualcuno che rispettiamo.Ecco magari per te Massimo Polidoro per me e qualcun altro Riky ...e non solo come "addetto ai lavori" :)
Grazie Mick
L.
Be' io mi fido di Polidoro perché le volte in cui mi è servito approfondire le tesi che ha esposto nei suoi link ho trovato tutto quello che serviva per andare a vagliare le fonti. Tutto trasparente e senza opinioni personali che diventano fatti.
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