IL DIVERTIMENTO INFINITO: QUASI TRE MESI CON DAVID FOSTER WALLACE

 


UNA COSA DIVERTENTE CHE RIFARO’ QUANTO PRIMA

 

I nostri attaccamenti sono il nostro tempio, ciò che adoriamo. No? Ciò a cui ci dedichiamo, ciò che rivestiamo di fede…Non siamo tutti fanatici?...Gli attaccamenti sono una faccenda molto seria. Scegli con cura i tuoi attaccamenti. Scegli il tuo tempio di fanatismo con grande cura…Perché questa scelta determina tutto il resto. Ogni altra nostra scelta, di quelle che tu chiami libere, deriva da questa: qual è il nostro tempio.
[David Foster Wallace, Infinite Jest, pag.127 e 128 edizione Einaudi costa bianca]

Ho voluto iniziare questo post[1] con uno dei primi passaggi che ho sottolineato nel libro[2] perché contiene due concetti fondamentali su cui vorrei ancorare il senso di questo post: il fanatismo e la scelta del tempio. Cioè le cose a cui scegliamo di essere attaccati e che difendiamo strenuamente.





Prima di iniziare a leggere il libro la mia idea, supportata da quanti ne parlavano come di qualcosa di incredibilmente-fantastico-che-ti-cambia-la-vita, era che mi sarei dovuto confrontare con qualcosa di inattaccabile, un oggetto di culto rivestito da un’aura invincibile e da una schiera di paladini a difesa della stessa che sarebbe potuta diventare facilmente una mia nemesi. Un vero e proprio atteggiamento da fanatici.
Avevo paura.
Paura che pur amando il modo di scrivere di David Foster Wallace[3] e avendo letto tante delle cose che ha scritto potessi ritrovarmi di fronte alla mia prima delusione wallaciana[4]. Tanto più che le persone che ne parlavano si dividevano in due schieramenti contrapposti: chi si sperticava in lodi incredibili (i fanatici) contro chi, invece, si lanciava in critiche feroci (i fanatici al contrario, ma pur sempre fanatici).
Dopo aver letto il libro credo di capire entrambi i punti di vista e questo ci porta alla seconda parola chiave: il tempio.

Ognuno di noi sceglie cosa rivestire di fede e gli costruisce un tempio intorno per poi recarvisi per adorare l’oggetto della sua fede, del suo attaccamento. Qualcosa per cui sia disposto a morire…ehm, no…a spendere tempo prezioso facendo crociate contro la fazione opposta.
Quindi da una parte capisco coloro che osannano il libro e DFW perché la loro scelta del tempio dipende da tanti fattori tra cui le esperienze personali, i libri letti e la loro qualità e tutta una serie di processi mentali che appartengono alla sfera personale di ciascuno; dall’altra comprendo chi avendo fatto scelte e percorsi diversi, magari fregato dalle aspettative, è stato sconfitto dalla mole, dallo stile o da qualche altra cosa e ha cominciato a odiare il libro[5].

Il fatto è che Infinite Jest è Il Romanzo Perfetto.


Infinite Jest ti prende e ti butta all’interno di una storia. Non hai punti di riferimento, non hai indicazioni, non hai nemmeno una mappa e non hai nemmeno il supporto di una trama ordinata.

Devi ricostruire tutto tu.
Questo è il massimo per chi ama la lettura: partecipare attivamente al processo narrativo. Tu non sei un semplice spettatore dei fatti che sta lì a scoprire cosa succede pagina dopo pagina, non ti viene concesso il privilegio di vegetare in questo modo. Tu sei parte attiva del processo e in quanto tale devi svolgere delle azioni necessarie. Quali?

Cercare sul dizionario i termini che non conosci[6], appuntarti gli snodi di trama in cui due personaggi condividono la scena[7], leggere le note alla fine del libro[8] e, se puoi, condividere i tuoi pensieri con altre persone che hanno letto il libro oppure che lo stanno leggendo insieme a te[9].

Leggere Infinite Jest è faticoso penserai a questo punto. E hai ragione! E’ faticoso sia fisicamente data la mole e il peso del libro, sia mentalmente perché sei costretto a tenere l’attenzione al massimo e spesso occorre anche tornare a rileggere alcuni passaggi prima di proseguire. Non c’è da nascondersi dietro al dito: Il Romanzo Perfetto è difficile da leggere.

Che ti aspettavi? Tanta grandezza si paga. Nulla è gratis. E questo fa di Infinite Jest Il Romanzo Perfetto: leggi, evolvi, il tuo io dopo la lettura è diverso da quello di prima.

E, ti prego, non facciamo il solito discorso che la letteratura deve essere un piacere, un intrattenimento fine a se stesso e che deve riempire il tempo libero facendoti rilassare e bla…bla…bla… Questo ce lo risparmiamo. Ok? La letteratura ti porta anche dove non vuoi andare, ai limiti delle tue possibilità, ti costringe a evolvere in una nuova versione[10] di te. Si legge anche per questo. 

E poi dentro Infinite Jest ci sono tantissime cose. Ironia, riflessione, profondità, leggerezza, registri narrativi che si intrecciano tra loro formando qualcosa di assolutamente inaspettato e sorprendente. C'è la metafora tra il tennis e la vita che passa per la riflessione sul mito della competitività, e poi il racconto della depressione e delle sue conseguenze, le dipendenze e il loro impatto sulla vita delle persone, la critica feroce al mondo del consumismo e dell'intrattenimento vuoto e becero. Thriller, a tratti horror, fantascienza e romanzo familiare: tutto quello che ti serve.

Andando avanti con il discorso: cos’è Infinite Jest?




Oltre ad essere Il Romanzo Perfetto, Infinite Jest è una dipendenza. Parla di dipendenze e diventa una dipendenza perché quando avrai finito di leggerlo e tutte le minuscole tessere del mosaico cominceranno impercettibilmente ad andare al loro posto [11] non potrai non ributtarti nella rilettura di interi capitoli per avvalorare le tue teorie. Diventerà una specie di missione capire il nesso logico delle cose perché il nostro cervello è fatto così: per lui il tempio da venerare è rappresentato dalla comprensione, la comprensione è tutto, in principio il verbo era: capire. Il nostro cervello è un grande fanatico!
Ci vuole tempo e impegno ma se ne viene fuori da questo malato ed ossessivo bisogno di capire tutto e subito. Infinite Jest fa anche questo: ti costringe ad accettare il fatto che alcune cose non le puoi capire, d’altra parte dicono che il mondo in cui viviamo sia molto più complesso di quanto le nostre facoltà mentali riescano a concepire quindi, per usare un termine appartenente alla cultura vernacolare romanesca: stacce.

Se è rimasta una piccola percentuale di speranza che ti sia venuta voglia di leggere questo libro dopo quanto detto fino a qui mi appello a quella dicendoti che pur non essendoci una trama canonica, Infinite Jest, si basa sulle vicende di una famiglia piuttosto disfunzionale che si intrecciano con quelle degli studenti di una prestigiosa accademia di tennis e con la vita dei residenti di un centro di recupero per dipendenze. Incontrerai grandi registi, ragazzi particolarmente intelligenti e bravissimi giocatori di tennis, La Ragazza Più Bella Di Tutti I Tempi, inverosimili agenti segreti e tanti altri personaggi straordinari. E sullo sfondo lo spauracchio di una catastrofe imminente.

A questo punto avevo intenzione di spiegare la mia teoria sul finale del libro, però riflettendoci bene ho deciso che non è giusto perché qualcuno potrebbe incapparci e rovinarsi la lettura e il piacere della scoperta per cui mi ritengo soddisfatto di essere riuscito a convincere anche solo una persona che passa di qui a leggere il libro. Semmai succederà.

Finisco prendendo in prestito un consiglio di Mia Wallace, che non è imparentata con David, ti auguro buona vita. Ci leggiamo alla prossima.





[1] Che non vuole essere una recensione ma solo una specie di racconto di cosa ha significato per me leggere Infinite Jest di David Foster Wallace e cosa mi ha lasciato

[2] Infinite Jest di David Foster Wallace. Da qui in poi identificato come “il libro”

[3] Da qui in poi DFW per semplicità. Oppure David, quando mi va.

[4] Che lo vogliamo o no, statisticamente succede che prima o poi uno dei nostri autori preferiti scriva una schifezza epocale e ci porti a: 1) riconsiderare il nostro rapporto con la sua opera (vero, signor King?) oppure 2) a espellere definitivamente quell’autore dalla nostra libreria (Goodbye Mr. Murakami, insegna agli angeli a scrivere storie in cui un adulto fa sesso con una minorenne e a spacciarle per realismo magico…)

[5] In questa distinzione non comprendo i gusti personali perché giudicare un libro, qualsiasi esso sia, con le categorie “Mi è piaciuto” e “Non mi è piaciuto” è infantile e qui si sta cercando di fare un discorso da adulti.

[6] Inseriti volutamente per farti fare questo lavoro

[7] Non funziona sempre ma spesso aiuta

[8] Tutte e ognuna fino alla fine

[9] La prima volta è consigliabile leggerlo in gruppo. Non è fondamentale ma aiuta tanto.

[10] Non necessariamente migliore, questo te lo concedo

[11] Questa potrebbe essere anche solo una tua impressione, bada bene.

Commenti

  1. Quando scrivi di libri sei uno spettacolo! Ho sempre voluto approcciarmi a David (Sì, non l'ho ancora mai letto), questa recensione dimostra che faccio bene ad inseguirlo, sembra l'uomo della mia vita. Non so ancora però, da dove iniziare, da appassionato e cultore mi puoi consigliare un romanzo da cui iniziare? E sappi che niente mi fa paura quando si tratta di letture difficili, basta che siano fuori dal comune.

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    1. Grazie per il complimento! Io DFW l'ho conosciuto attraverso i racconti di Questa è l'acqua e soprattutto attraverso il saggio Una cosa divertente che non farò mai più. Sono due titoli che consiglierei a chi vuole approcciare questo autore senza confrontarsi subito con quel mostro sacro che è IJ

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