Quando ti imbatti in un libro che rimane, che farà la
differenza, che diventerà punto di riferimento te ne accorgi. E per quanto tu
possa leggere in quantità, in qualità, o in entrambe, nulla ti lascia una sensazione
più profonda e appagante di aver letto il libro giusto al momento giusto.
È per questi momenti, per provare queste sensazioni, che leggo più che posso.
Non anche per ma solo per questo.
Se mi avessero detto che sarebbe successo con Il passeggero, l’ultimo libro di Cormac McCarthy, non so se gli avrei creduto visto che il mio rapporto con le nuove uscite è sempre abbastanza distaccato: per esperienza sono più portato a pensare che un libro che rimane debba essere un classico. Perché se un libro è in giro da tempo un motivo ci deve essere. Non a caso uno dei miei libri preferiti è Cuore di tenebra di J. Conrad che è in circolazione da più di cento anni.
Il punto è che McCarthy è un autore in grado di scrivere Meridiano di sangue in
cui raggiunge livelli di spietatezza e di bellezza sublimi e anche di
proporre contenuti meno sofisticati ma
non per questo meno incisivi o strazianti come Non è un paese per vecchi e La strada.
Quindi onestamente non sapevo cosa aspettarmi.
Alcuni recensori su IG lo avevano criticato aspramente rapportandolo proprio
con i suoi lavori precedenti. Non che queste considerazioni abbiano presa su di
me. Tutt’altro.
Solo che essendo una nuova uscita…
Poi alla presentazione in libreria Nicola La Gioia e
Giordano Meacci ne hanno parlato in un modo tale che non ho potuto resistere e
mi sono lasciato convincere.
Due pagine.
Due pagine e già ero piacevolmente ammaliato dalla sensazione di leggere un libro che
sarebbe rimasto.
Ti potrei parlare della bellezza di alcuni dialoghi
serratissimi, delle digressioni oniriche, dei temi forti come l’incesto, il
significato della realtà, l’amicizia, la morte, l’elaborazione del lutto,
l’amore , il progetto Manhattan, la bomba atomica e l’assassinio di JFK, ma
punterò la mia attenzione su un dettaglio e tra poco capirai il motivo.
Nella teoria quantistica c’è un assunto fondamentale:
l’osservazione modifica la realtà osservata.
Ciò significa, in soldoni, che per quanto il metodo di osservazione sia
raffinato e preciso, per quanto tu faccia attenzione o per quanto tu possa
essere preparato, il semplice atto di osservare la realtà ne cambia la forma
rendendola sfuggente a una comprensione totale.
Ancora più semplice: c’è sempre una quota di realtà che
sfuggirà alla tua attenzione.
Un libro è una realtà. L’autore ci mette quello che vuole e
ogni lettore coglie brandelli di quella realtà, ciascuno secondo quello che è
il suo livello di osservazione in base a quello che cerca in una storia. Entrando in quella realtà e attraversandola come un
passeggero, appunto.
Ed ecco allora che mentre viaggi puoi trovarti a fare una
chiacchierata con Il Kid, ad ascoltare le digressioni di Long John Sheddan, a
seguire Bobby nella sua duplice, misteriosa e disperata avventura e a pensare
ad Alicia e alla sua mente matematica.
Potresti pensare, ad un certo punto, di leggere un giallo ma appena provi a guardare meglio tra le righe ecco che la realtà che avevi immaginato si disgrega davanti ai tuoi occhi e si ricompone in qualcos'altro di inatteso e imprevedibile.
McCarthy è stato anche furbo ad inserire numerosi dettagli per toglierti ogni punto di appiglio, ogni tentativo di costringere una realtà inafferrabile e mutaforma in qualcosa di definito e accogliente.
Il passeggero è un romanzo in cui McCarthy ha elaborato nuove forme di bellezza
struggente e disperata e le ha trasformate in una realtà che vibra a più fasi
ed è in grado di intrappolare il lettore in mezzo a quelle vibrazioni.
Certo, si deve avere voglia, ma soprattutto coraggio di
affrontarlo questo viaggio. Soprattutto si deve essere consapevoli che una
volta comprato il biglietto il viaggio te lo devi fare.
Il Passeggero, Cormac McCarthy, Einaudi. Libro numero 40 del 2023.
Noi ci leggiamo alla prossima, buona vita.
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